È stato ammesso agli arresti domiciliari Sebastiano Lupica Rinato, bracciante agricolo di 58 anni residente a Flascio, che il 20 settembre scorso prese a colpi di piccozza il nipote ferendolo gravemente. Armando Sebastiano Salvà, 35 anni, morì dopo sei giorni d’agonia. Ieri, i giudici del tribunale del riesame di Catania (presieduto da Roberto Passalacqua) ha accolto le istanze dell’avvocato di Lupica Rinato, Alfio Finocchiaro, annullando l’ordinanza di custodia cautelare in carcere e disponendo, così, gli arresti in casa per il bracciante agricolo residente a Flascio, frazione di Randazzo. Non si conoscono ancora le motivazioni che hanno spinto i giudici a prendere questa decisione (verranno depositate tra qualche giorno) fatto sta che la difesa aveva addotto la tesi che quello di Lupica Rinato potesse essere classificato come un eccesso colposo di legittima difesa dal momento che tra la vittima e lo zio pare ci fossero stati già in passato, in diverse occasioni, attriti di un certo rilievo. I rapporti tra le famiglie dei due, zio e nipote, non sarebbero mai stati tranquilli (abitano a pochi metri l’una dall’altra) e quando – stando alla ricostruzione che è stata fatta – e il 20 settembre scorso Salvà aveva lasciato il trattore in sosta all’ingresso di un terreno di proprietà dello zio. Ne nacque una violenta lite finita poi in tragedia con lo zio armato di piccozza e, adesso, accusato di omicidio.
Fonte La Sicilia 09/10/2007