La Città di Bronte non appare nei programmi delle manifestazioni dell’Unità d’Italia della Regione siciliana e del Governo centrale, ed il sindaco di Bronte, Pino Firrarello, ha inviato a Palermo e Roma una vibrata lettera di protesta, evidenziando l’omissione storica di uno dei fatti certamente significativi del passaggio di Garibaldi in Sicilia. Destinatari della dura missiva il presidente Raffaele Lombardo, l’assessore Gaetano Armao ed il Comitato “Sicilia 150” da una parte, il presidente Silvio Berlusconi, ed i ministri Sandro Bondi e Raffaele Fitto dall’altra. “Senza una plausibile giustificazione – scrive Firrarello nella lettera alla Regione siciliana – sono stati dimenticati i gravi e significativi “Fatti di Bronte” del 10 agosto del 1860. Di conseguenza questa cittadina è stata esclusa dal programma delle celebrazioni, facendo un torto non solo a Bronte ed alla sua gente, ma all’intera memoria della storia della Sicilia che oggi, in occasione della ricorrenza, aveva la possibilità di far conoscere ancor di più un passato che illustri scrittori, giornalisti e registi stanno ed hanno raccontato, pur non vantando origini siciliane. La dimenticanza è ancor più grave – continua il Senatore – e rasenta i limiti dell’oltraggio, se si considera che l’Amministrazione comunale, che ho l’onore di rappresentare, se pur invitata in pesante ritardo e solo alla seduta di prosecuzione dei lavori del Comitato, ha presentato valide proposte progettuali che avrebbero permesso alla Sicilia di ricordare quanto accaduto a Bronte durante la spedizione dei 1000. Fatti, ribadisco, di importanza storica, che nessuno può permettersi di omettere”. Firrarello, infine accusa: “Considero la dimenticanza non meno grave della partigiana verità raccontata dalla letteratura garibaldina sull’episodio e del complice silenzio di una storiografia che un tempo s’avvolgeva nel mito di Garibaldi, opportunamente “corretti” con serena obbiettività da Leonardo Sciascia, Giovanni Verga e dallo studioso brontese Benedetto Radice che vi invito fermamente a leggere”. Dello stesso tono la lettera inviata al Presidente del Consiglio ed ai Ministri, dove il sindaco evidenzia come il Comune di Bronte abbia partecipato il bando pubblicato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha fissato le modalità di accesso al programma per le celebrazioni del 150’ anniversario dell’Unità d’Italia, ma nonostante ciò sia stata dimenticata lo stesso.
COSA ACCADDE A BRONTE NEL 1860 DURANTE IL PASSAGGIO DEI 1000.
I brontesi, legati da sempre al lavoro della terra, vivevano all’ombra di una fraudolenta usurpazione del loro territorio, trasferito nel 1494, con bolla pontificia, a favore dell’Ospedale Maggior di Palermo e nel 1799, con spregiudicata donazione borbonica, a favore di Orazio Nelson. In questo perenne stato di vassallaggio cresceva un acuto desiderio di rivincita e di speranza di poter riacquisire i beni perduti, culminata nei “Fatti del 1860” e fomentata dai decreti emanati da Garibaldi, che prometteva lo smantellamento dei latifondi e la spartizione delle terre. Garibaldi però non riservò ai brontesi lo stesso trattamento riservato, per esempio, ai palermitani che ebbero restituito il feudo di Bisaquino, in precedenza donato dal re di Napoli ad un suo favorito, anzi i presunti sobillatori della rivolta furono fucilati. Vero è che i contadini fecero sfociare la loro aspirazione di giustizia in un orrendo massacro, ma è altrettanto vero anche che seguì un altrettanto orrendo giudizio sommario, favorito dall’intollerante atteggiamento tenuto da Nino Bixio che, suo malgrado, era stato inviato da Garibaldi a sedare la rivolta, onde evitare di compromettere i rapporti con il governo inglese rappresentato dagli eredi di Nelson.
L’Addetto stampa Gaetano Guidotto