La Corte di Cassazione ha anullato con rinvio ad altra Corte d’Appello, la condanna all’ergastolo per Vincenzo Sciacca, 36 anni di Bronte, accusato di essere stato l’esecutore dell’omicidio di Domenico Calcagno. Un colpo di scena in una vicenda giudiziaria che ha visto tutti gli altri imputati condannati con sentenza ormai definitiva. La Prima Sezione della Corte di Cassazione, presidente Umberto Giordano, ha accolto la richiesta del difensore di Sciacca, avv. Francesco Antille, rigettando quella del procuratore generale della Cassazione, Giuseppe D’Angelo che aveva chiesto invece il rigetto del ricorso e la conferma della condanna all’ergastolo per il giovane di Bronte, accusato di avere partecipato all’agguato nel quale fu freddato l’imprenditore di Valguarnera assassinato a colpi di arma da fuoco nel maggio del 2003. La Cassazione ha annullato la sentenza emessa il 30 novembre 2010 dalla Corte d’appello di Caltanissetta, che aveva confermato la condanna all’ergastolo inflitta in primo grado 11 mesi prima dalla Corte d’assise nissena. La Cassazione ha disposto il rinvio alla Corte d’appello di Catania dinanzi alla quale dovrà nuovamente celebrarsi il processo di secondo grado a carico di Sciacca. I giudici dovranno tenere conto dei rilievi mossi. In primo grado la Corte nissena aveva accolto in toto la richiesta del Pm Roberto Condorelli ritenendo probatori gli elementi a carico di Sciacca. Anche in appello l’impianto accusatorio sostenuto dal Pg Mirella Agliastro era stato confermato. La Cassazione, però, ha accolto gli elementi della difesa. A carico di Sciacca c’erano le celle di aggancio del suo cellulare che avevano confermato la sua presenza a Valguarnera nei 3 giorni precedenti il delitto e quando questo venne commesso, le targhe apposte all’auto utilizzata per l’agguato e una intercettazione telefonica. Alla Opel Vectra usata per l’agguato erano state apposte le targhe di una Fiat Punto noleggiata poche settimane prima da Sciacca che ne aveva denunciato il furto. La difesa ha dimostrato che i dati sulle celle di aggancio non sono attendibili, ma gli aspetti a discolpa accolti dalla Cassazione riguardano le perizie scientifiche sulle targhe effettuate dai Ris. Su di esse vennero rinvenute due diverse tracce di Dna maschile, nessuna delle quali corrispondente al profilo genetico di Sciacca. Inoltre nessuno dei testimoni oculari ( il delitto avvenne mentre si svolgeva la processione di San Giuseppe) avrebbe dato descrizione dei killer corrispondenti all’imputato. Calcagno, secondo l’impianto accusatorio, venne punito con la morte per essersi intromesso nei nuovi assetti delle famiglie mafiose sulla riscossione del pizzo. Sciacca, arrestato alla fine del 2007, sarebbe stato fra i componenti del commando, insieme a Vincenzo Montagno Bozzone, considerato capo della cosca di Bronte.
Giulia Martorana Fonte “La Sicilia” del 13-05-2012