Da qualche anno il fiume Simeto arreca non pochi danni agli agricoltori impegnati nella coltivazione dei terreni limitrofi all’alveo, lungo il percorso fluviale che va dal territorio di Maniace, ove si origina il fiume, per poi attraversare il territorio di Bronte. In quei terreni, è doveroso far presente, sono impiantati eccellenti frutteti adibiti, in maggioranza, a pero e pesco e caratterizzanti la “frutta di Bronte” dalle inconfondibili qualità organolettiche. Ebbene ogni anno, durante la piena del fiume, decine di ettari dei suddetti frutteti insieme a strutture idrauliche e altre di varia natura vengono letteralmente spazzati via al passaggio dell’acqua con conseguente allargamento spropositato dell’alveo del fiume. È veramente triste rilevare come dove poche ore prima vi era terreno fertile, poche ore dopo il passaggio dell’acqua altro non resta che pietrisco e pattume ed assieme all’acqua scorrono pure capitali investiti, manodopera utilizzata in sintesi prosperità, speranze e sudore di tanta gente che lavora e che ancora si ostina a credere nell’agricoltura. Anno dopo anno tutto questo è purtroppo un appuntamento certo che si realizza nella totale indifferenza degli organi preposti quali Genio Civile, Ministeri ed Assessorati a vario titolo competenti. Né il privato, qualora avesse i capitali necessari o fosse disposto ad indebitarsi, potrebbe intervenire nell’alveo del fiume, essendo demanio, pena segnalazioni all’Autorità giudiziaria. A quanto sopra si aggiunga che nel tratto del costruendo Ponte Bolo lungo la S.S. 120 i lavori per la costruzione del ponte che dovrebbe congiungere le due sponde e permettere un regolare deflusso delle acque sono ormai sospese da tempo e la viabilità sulle due sponde è a tutt’oggi assicurata da una passerella “acciaccata” che nelle intenzioni doveva essere “provvisoria” ma che in barba alla provvisorietà dura ormai da innumerevoli anni con notevoli disagi per gli abitanti del luogo e per gli stessi agricoltori poiché incide pesantemente sul normale deflusso delle acque. In sintesi non si interviene e quando lo si è fatto è stato peggio!
Da “La Sicilia” del 09-03-2011