LA PROF NELLA COMMISSIONE DEL LICEO CLASSICO CAPIZZI DI BRONTE
Un vero e proprio “caso” attorno agli esami di Stato a Catania. Una professoressa, insegnante in un istituto di Acireale e membro di commissione a Bronte, è stata infatti sorpresa dal presidente della commissione stessa mentre era indaffarata nel tentativo di trasmettere, tramite sms, la traduzione di latino al proprio figlio, che era impegnato ad affrontare, da allievo, la medesima prova scritta nel liceo di Giarre. La vicenda (appresa soltanto ieri) ha creato, ovviamente, non poco imbarazzo, e ha intanto determinato l’allontanamento della docente coinvolta e la sua immediata sostituzione da parte del dirigente dell’Usp, Raffaele Zanoli: “Abbiamo ricevuto la segnalazione del presidente di commissione su quanto era accaduto e così, in via cautelare, abbiamo sospeso da componente della commissione d’esami la professoressa e inviato un collega a sostituirla”, ha detto Zanoli. Secondo quanto si è appreso, il testo della versione non sarebbe stato trovato nel telefonino della professoressa, che adesso dovrà rispondere sul piano penale e disciplinare dei propri comportamenti. Si tratta di provvedimenti che potranno comportare, sulla base del codice disciplinare, la censura, la sospensione fino a dieci giorni, se non addirittura il licenziamento, a seconda dell’esito dell’istruttoria. Conseguenze pesanti anche per il ragazzo, il cui compito potrebbe essere annullato, con l’esame di Stato compromesso. Una vicenda che ha suscitato inevitabile scalpore proprio perché coinvolge un’insegnante, tradita – se la ricostruzione dei fatti venisse confermata – dall’eccessiva preoccupazione materna per una prova che quest’anno, a detta degli stessi ragazzi peraltro non rappresentava uno scoglio così difficile da superare. Un comportamento, questo della docente adesso sotto inchiesta, che suscita amare considerazioni e che in qualche modo conferma i timori della Polizia Postale che alla vigilia degli esami aveva lanciato ripetuti allarmi sul rischio di copiature delle prove scritte proprio in virtù degli strumenti hi-tech, telefonini di ultima generazione su tutti. Un fenomeno tutto italiano che tende a deresponsabilizzare gli studenti. Laddove dovrebbe essere il merito individuale l’unico elemento da prendere in considerazione, subentrano altri fattori, determinati da insicurezza diffusa. Con l’aggravante – in questo caso, se la vicenda venisse confermata – determinata dalla rinuncia a quei principi etici e pedagogici che dovrebbero costituire il bagaglio di base di ciascun docente. Che in primo luogo è un educatore.
R. CR. Fonte “La Sicilia” del 07-07-2011