IL MUSEO DEL CARRETTO SICILIANO A BRONTE, E LA COLLEZIONE DEI PUPI A RANDAZZO
Chi l’avrebbe mai detto. Il versante nord ovest dell’Etna, famoso per l’architettura medievale, per il Castello Nelson, per le tradizioni enogastronomiche ricche di vini pregiati e pistacchio e circondato da un ambiente unico fra le lave dell’Etna e i prati dei Nebrodi, conserva e custodisce uno dei più preziosi percorsi turistici del folclore siciliano, testimonianza della tradizione e della nostra cultura del 1800 e della prima metà del secolo successivo. Le rotte turistiche tradizionali ci indicano che per poter ammirare in un museo le variopinte colorazioni dei carretti siciliani bisogna recarsi a Terrasini, mentre nella nostra provincia è noto che a Catania, Giarre, Acireale e Caltagirone si trovano le collezioni più belle di pupi siciliani. Non tutti sanno infatti che a Bronte, si possono ammirare raccolti in un museo carretti siciliani originali conservati con paziente cura, ed a Randazzo si trovano 35 bellissimi pupi siciliani, la maggior parte utilizzati dal puparo messinese Ninì Calabrese. Il museo del carretto siciliano di Bronte si trova fuori dal centro abitato, ed esattamente in contrada Cantera lungo la provinciale 17. E’ frutto della passione di don Carmelo Gullotti (carrettiere di professione), del figlio Pippo e di tutta la famiglia, che cura da più di 60 anni questa collezione, oggi visitata su appuntamento da comitive e scolaresche da tutta la Sicilia. Il turista potrà ammirare circa 20 carretti e circa 300 tra sponde, ruote, ornamenti e pennacchi caratteristici del tradizionale folklore siciliano. Noterà come i carretti siano ben conservati con i loro bellissimi fregi e gli intagli bucolici abbelliti da sgargianti decorazioni pittoriche. Visitato il museo brontese, vale la pena spostarsi a Randazzo in direzione del Castello Svevo di San Martino che custodisce la collezione dei pupi siciliani. Costruiti nei primi anni del 1900, le armature dei pupi furono ricostruite tra il 1912 e 1915 dal costruttore di origini ripostesi Emilio Musumeci. Un tempo utilizzati per portare in scena varianti delle “Chansons de geste” dell’epoca di Carlo Magno e dei suoi paladini, sono vestiti in abiti guerreschi. I personaggi sono quelli classici: Orlando, Rinaldo, Morgante, Goffredo di Buglione, Bradamante, Carlo Martello, ecc. Certo, vedere pupi siciliani in un museo mette un po di tristezza. Avremmo preferito vederli in un teatro animati da “manianti” e “parlaturi”, ma ci conforta il fatto che sono ben conservati e visitabili da tutti, a testimonianza di uno degli aspetti più importanti della cultura della nostra Sicilia.
Gaetano Guidotto fonte “La Sicilia” del 17-01-2013