Non si smorzano, anzi si acuiscono le polemiche per la revoca, da parte della Regione, del bando da 13 milioni di euro per i Gal (Gruppi di azione locale). Dopo che il presidente del Gal Kalat (con sede a Caltagirone), Alessandra Foti, ha anticipato la richiesta di accesso agli atti per proporre ricorso al Tar, ecco l’intervento del presidente del Gal Terre dell’Etna e dell’Alcantara (con sede a Randazzo), Concetto Bellia, anche lui in netto disaccordo con la decisione dell’assessore regionale alla Risorse agricole, Dario Cartabellotta, e pronto a reclamare una marcia indietro sulla revoca e il via libera alla graduatoria. «Si sarebbe auspicato – scrive l’ingegnere Bellia – che il nucleo di valutazione avesse valutato i progetti ed emesso le graduatorie indicando per ciascun progetto le carenze e le inammissibilità che riteniamo così non evidenti. Peraltro, a completamento dei progetti, l’assessorato ha richiesto integrazioni fornite nei tempi previsti. Revocare il bando, con le motivazioni fornite – accusa Bellia – vuol dire considerare che i progetti siano tutti uguali, prevedano le stesse voci di costo, le stesse tipologie di attività e questo a mio parere non è possibile, vista la diversità degli obiettivi. «Revocare il bando – aggiunge – vuol dire non riconoscere il valore della concertazione tra i portatori di interesse locali, vuol dire disconoscere il lavoro di analisi, sintesi del team di progetto, vuol dire ignorare la capacità politica dei Gal di riconoscere i bisogni e le richieste del territorio, vuol dire annullare gli sforzi che i Gal fanno per territorializzare, da indirizzo dell’Unione europea, gli aiuti comunitari e ridurre il gap tra domanda dei territori e offerta della classe politica. Revocare il bando vuol dire non avere rispetto delle procedure di trasparenza che l’Ue ci impone nelle istruttorie e che l’assessorato e i Gal si attengono a far rispettare. Vuol dire – conclude il presidente – non dare peso e valore al lavoro della Commissione di valutazione. Eppure ha provveduto per quasi un anno ad analizzare i progetti, a chiedere integrazioni, ha formulato una relazione conclusiva, giudicando nel merito i progetti ed è stata pagata per il lavoro fatto, che non è poi stato valorizzato».
Mariano Messineo Fonte “La Sicilia” del 22-04-2013