Forse non sarà stato il «Trascendentalismo» di Henry David Thoreau a ispirarlo. Ma nell’impresa compiuta dal 20enne, Fortunato Trimboli, studente in Giurisprudenza di Milazzo, c’è molto della corrente filosofica radicatasi all’inizio dell’800 soprattutto nel nord America. Figlio di un assicuratore e di una segretaria comunale, Fortunato ha deciso di mettere in spalla uno zaino con i viveri essenziali ed attraversare i Nebrodi a piedi, da Milazzo fino a Bronte, oltrepassando boschi e campagne da solo, senza una tenda, inerpicandosi per sentieri e montagne, lontano da ogni cosa che rappresentasse la modernità. «A spingermi – racconta – è stata la voglia di avventura, un modo per testare me stesso, per diventare uomo, una sorta di battesimo del fuoco. Il primo giorno sono partito da Milazzo e mi sono fermato per la notte tra Falcone e Montalbano, il secondo sono ripartito alla volta di Polverello. Il terzo ho proseguito verso Randazzo, passando per Roccella Valdemone. Superato Randazzo mi sono accampato per la notte. Il quarto giorno sono arrivato a Bronte». Un ritorno all’antico, con un equipaggiamento fatto di cose semplici. «Ho portato con me scatolette di carne, patate, riso, thè, zucchero, biscotti e un po’ di cioccolata, più utile a rincuorare che a nutrire. Poi spago grosso, coltello, torcia, fornellino, ma non ho, volutamente, portato la tenda. Per la notte mi sono arrangiato come meglio potevo. Una notte in una casa diroccata, un’altra mi sono costruito una capanna con rami e foglie e la terza sotto le stelle». Un’esperienza indimenticabile. «E’ stato meglio di come l’avevo immaginato. Ho avuto tempo per riflettere, per capire quali fossero le mie priorità e per comprendere l’importanza di ciò che avevo lasciato alle spalle: famiglia, amici, comodità. Mi ha piacevolmente colpito la disponibilità delle persone che incontravo e la traversata mi ha lasciato una forte capacità di adattamento, insegnandomi a non mollare mai. Ho capito che dopo una salita, la vita ti darà sempre un’altra salita; è inutile aspettare che la strada si spiani da sola, si può solo imparare a superare le avversità con impegno e determinazione». Poi, a Bronte, i suoi genitori lo aspettavano in auto per riportarlo a Milazzo. Un viaggio di ritorno molto più comodo e veloce che Fortunato, immaginiamo, abbia vissuto con lo sguardo verso quelle montagne, per 4 giorni compagne di avventura e maestre di vita.
Gaetano Guidotto fonte “La Sicilia” del 26-07-2013