L’ultimo lavoro letterario di don Santino Spartà è stato presentato nella chiesa di San Nicolò. Alla presenza di una folta platea il volume dal titolo “Parrocchia San Nicolò in Randazzo” è stato presentato alla presenza di Pio Vigo, arcivescovo emerito di Acireale del giornalista Orazio Vecchio e del parroco della Chiesa randazzese, sac. Antonino Imbiscuso. A moderare i lavori è stata la direttrice della biblioteca comunale, Giuseppina Palermo, con gli interventi che hanno esplicato in maniera chiara gli aspetti storici, artistici e letterari degli argomenti trattati nel volume. In particolare è stata sottolineata la qualità scientifica e letteraria dell’opera, che Don Santino Spartà ha redatto con grande impegno, regalando ai randazzesi la conoscenza dei tesori della Chiesa, esposti durante la presentazione e mostrati grazie a delle belle foto dei Fratelli Magro. Don Santino continuerà a scrivere sulle chiese di Randazzo. Durante la presentazione è stato annunciato il suo prossimo lavoro, ovvero un saggio sulla chiesa di San Martino scritto grazie alla con la consultazione di documenti autentici ed esclusivi in latino e greco.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 08-09-2013
LA RECENSIONE : DON SPARTA’ E SAN NICOLO’ DI RANDAZZO
È un gesto d’amore verso la sua città l’ultima opera di don Santino Spartà, intitolata semplicemente «Parrocchia di S. Nicolò in Randazzo». Ma il volume (Nicola Calabria editore) è frutto di un lavoro tutt’altro che facile: il sacerdote giornalista, già collaboratore di Rai, Radio Vaticana e Oggi, autore di innumerevoli pubblicazioni, ha dedicato all’antica chiesa un certosino e sistematico lavoro di ricerca bibliografica, approfondimento storico e critica d’arte. Se ne apprezzano, tra l’altro, il profilo del santo, la ricostruzione delle alterne vicende della chiesa tra terremoti e invasioni straniere, l’illustrazione degli arredi liturgici e delle opere artistiche maggiormente significative, tra le quali quelle del Gagini. Spartà recupera taluni argomenti controversi, quale la temporanea destinazione della città etnea a sede vescovile o la paternità della progettazione del prospetto dell’edificio religioso, affermando con sobrietà ma con decisione le sue tesi rispetto a quelle di altri autori; a supporto delle sue affermazioni, l’autore corrobora l’intera opera con precisi e completi riferimenti bibliografici. La singola vicenda della chiesa di Randazzo, segnata dai terremoti (fra tutti quelli disastrosi del 1533 e del 1693) e dalle conquiste straniere (particolarmente feroce quella spagnola), trova così la sua collocazione nella più ampia storia della Sicilia.
Orazio Vecchio Fonte “La Sicilia” del 09-09-2013