E’ una cittadina sbalordita quella che ha appreso la notizia della cartella esattoriale quasi milionaria notificata al Comune di Randazzo per “il recupero delle somme anticipate per l’attuazione del piano di ricostruzione” dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. In tanti ritengono sia ingiusto, dal punto di vista morale, ma per non pagare bisogna che il pagamento sia ingiusto anche per legge. Per questo il sindaco Mangione ha già affidato il caso ad un avvocato specializzato in atti amministrativi. Il suo compito sarà di difendere il Comune, esaminando l’iter della notifica, alla ricerca di errori che potrebbero provocare la prescrizione. “Non escludo – dice Mangione – neanche la strada politica. Penso di andare a Roma a discutere la questione al Ministero”. Intanto, i sindacati sembrano pronti a insorgere: “Ci sembra assurdo – dicono Alfio Mannino (Cgil), Franco Amato (Cisl) e Giuseppe Gullotto (Uil) – che su opere costruite 60 anni fa solo oggi lo Stato chieda il pagamento delle somme. Siamo preoccupati che questo debito possa compromettere l’azione di risanamento del Comune iniziata con l’approvazione del bilancio 2013. Comunque, non si possono chiedere ulteriori sacrifici ai cittadini per negligenze della burocrazia locale e nazionale. Sollecitiamo l’ Amministrazione comunale ad individuare vie giuridiche, politiche ed amministrative per trovare un’intesa con il Governo a sanare la vicenda”. Perchè in passato il Comune non ha pagato, cerca di spiegarlo l’ex assessore al Bilancio, Alfio Ragaglia: “La questione – ci dice – ha attraversato parecchie amministrazioni a partire dal 1990 ad oggi. Penso che la responsabilità maggiore sia dello Stato per il continuo rinvio di azioni di recupero. Lo poteva fare trattenendo somme dai trasferimenti statali o altro. Forse sulle decisioni del Comune hanno influito i continui mutamenti di indirizzo politico dei vari governi nazionali, che sulla questione prendevano impegni per la restituzione trentennale delle somme e subito dopo cambiavano opinione”.
Gaeatano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 07-02-2014