L’avv. Francesco Marchese, in qualità di difensore di Roberto Boncaldo e dei fratelli Giuseppe e Salvatore Strano, interviene in merito all’articolo del 13 agosto sul blitz dei carabinieri nella masseria di Bronte. «Nel processo Delfino il mio assistito Roberto Boncaldo è stato assolto e dunque scarcerato, senza alcuna fuga. Per quanto riguarda il processo Meteorite – aggiunge – non corrisponde al vero il fatto che Boncaldo sia stato costretto a fuggire nel mese di ottobre in quanto non indagato in questo procedimento, ma già in carcere per il processo Cassiopea 3, per il quale è stato condannato a tre anni già interamente scontati. L’operazione del 2001 è inoltre la stessa di quella scaturita dal processo Delfino, per la quale il mio assistito è stato assolto. Nell’ambito dell’operazione Traforo, inoltre, il mio assistito Roberto Boncaldo era libero perché scarcerato dallo stesso giudice, dopo l’accertamento che i fatti in esame, relativi a traffico di droga e non a reati di mafia, erano uguali a quelli del processo Delfino, sfociati in condanna in primo grado, per la quale ricorreremo in appello». Secondo l’avvocato Marchese, difensore sia di Roberto Boncaldo che dei fratelli Giuseppe e Salvatore Strano, «non è stato contestato alcun summit in corso, altrimenti il reato sarebbe stato quello di associazione mafiosa. Ai fratelli Strano, invece, è contestato il reato di favoreggiamento, e al Boncaldo solo i reati contestati nel processo Traforo». Il legale sostiene anche che «Roberto Boncaldo non ha utilizzato la latitanza per diventare membro di spicco del clan Santapaola, come è stato scritto, in quanto la su latitanza è durata 41 giorni».