E se si realizzasse una strada a scorrimento veloce fra Randazzo e Rocca di Caprileone, collegando l’Etna al Tirreno? Con i tempi che corrono, sembra un sogno irrealizzabile, ma non è proprio così. L’Anas, infatti, in convenzione con il Comune di Tortorici, ha redatto uno studio di fattibilità su una possibile nuova arteria stradale che attraversi i Nebrodi. Dallo studio si evince che, risorse economiche permettendo, una nuova strada non solo è possibile, ma anche è indispensabile per “mandare in pensione” il vecchio e scivoloso tracciato della Ss 116 Randazzo – Capo d’Orlando, che certamente non incoraggia il transito soprattutto durante l’inverno. Oltre a ciò, e questo lo dice proprio l’elaborato tecnico, un nuovo “collegamento veloce consentirebbe di creare una ulteriore via di esodo in caso di emergenza ai fini della protezione civile, migliorerebbe gli spostamenti dei bacini di mobilità dell’entroterra che gravitano lungo l’asse Capri Leone – Randazzo con Fiumefreddo da un versante dell’Etna e con Catania sull’altro versante”. Chi sembra crederci di più è il Comune di Tortorici che ha contribuito allo studio, formulando una proposta: una strada di appena 29 chilometri e mezzo che parte dalla contrada Flascio di Randazzo ed attraversa i Nebrodi con una galleria di 9 chilometri. In meno di mezz’ora si arriverebbe sul Tirreno, quando oggi ci si impiega circa un’ora e mezza fra i “nervosi” 81 chilometri della Ss 116. Leggendo le carte, però, l’Anas sembra più cauta. Scavare una galleria di 9 chilometri, infatti, costa parecchio. Ed allora ha tracciato su carta diverse proposte alternative, fra cui una strada di 51 km dal costo complessivo di circa 300 milioni di euro. Meglio di niente, anche se l’idea del Comune di Tortorici era fantastica. Una cosa è certa: se l’Anas completerà la Ss 284 Adrano-Bronte e realizzerà la nuova Ss 120 Fiumefreddo-Randazzo, con una nuova Ss 116 avrà restituito giustizia ad un territorio montano e dalla grande valenza turistica che vanta una mobilità su gomma anacronistica che ricalca i vecchi e tortuosi tracciati borbonici.
G. G. Fonte “La Sicilia” del 15-01-2015