Catania. Ieri i carabinieri dei Nas di Messina hanno provveduto a sequestrare il corpicino di Mattia, il bimbo di una coppia di Bronte nato prematuramente il 19 gennaio scorso all’Utin dell’ospedale “Umberto I” di Siracusa e morto tre giorni fa al Policlinico di Messina dove era stato trasferito il 25 febbraio proprio dal reparto aretuseo. Adesso sarà la Procura di Catania a disporre i prossimi passi per appurare se in tutto l’iter adottato nel soccorso al bimbo nato dopo appena sei mesi di gestazione (e quindi in condizioni molto precarie) si sia verificato un errore medico o un inconveniente di struttura che è stato poi la causa scatenante delle complicazioni che hanno determinato il decesso del piccolo. La questione è molto delicata perché si tratta di appurare tutti i passaggi della vicenda (sulla quale secondo il legale della coppia di Bronte ci sarebbero diversi episodi che non convincono), partendo dalle cause che avrebbero causato all’ospedale di Bronte la rottura della placenta alla puerpera al sesto mese di gravidanza, per capire, in prima analisi, se si è trattato di un evento naturale o il frutto di un’errata diagnosi. Proprio questa causa è uno dei punti compresi nella dettagliata denuncia presentata alla Procura di Catania dal legale della coppia, avvocato Dario Pastore. Nell’esposto Pastore chiede alla magistratura di appurare proprio il passaggio della gestante all’ospedale di Bronte e poi il successivo iter che è scaturito quando la donna, il 19 gennaio, ha avuto la «rottura della placenta» con l’avvio delle doglie. E cioè «capire – come ha aggiunto il legale della coppia – se effettivamente il 19 gennaio nessun reparto di Terapia intensiva della provincia di Catania aveva posti disponibili e questo fatto ha reso necessario il trasporto della donna all’Utin di Siracusa dove poi ha partorito». L’avvocato chiede anche di «avere chiariti i motivi che sono alla base del trasferimento del neonato dall’Utin di Siracusa al Policlinico di Messina, avvenuto il 25 febbraio, dove poi due giorni dopo si è verificato il decesso del neonato per una acidosi metabolica irreversibile». Il legale chiede anche di avere chiarito un altro particolare dell’assistenza. E cioè se l’«infezione polmonare riscontrata sul neonato a Siracusa il 20 febbraio sia da mettere in correlazione con la sostituzione dell’incubatrice avvenuta due giorni prima, il 18 febbraio». Sull’iter sanitario che è partito, come ha spiegato l’avvocato Pastore, dalla Ginecologia dell’ospedale brontese, al momento dall’Asp di Catania non arriva alcuna notizia. Trapela soltanto che già a partire da questa mattina i responsabili dell’Azienda sanitaria provinciale chiederanno alla direzione dell’ospedale «Castiglione-Prestianni» l’invio dei referti della puerpera per appurare se tutto il percorso della donna, dal momento dell’arrivo nel reparto sino al suo urgente trasferimento a Siracusa, si è svolto secondo le procedure che vengono adottate in questi casi delicati.
Giuseppe Bonaccorsi Fonte “La Sicilia” del 02-03-2015
SIRACUSA: “FATTO TUTTO IL POSSIBILE PER IL NEONATO, COSI’ PREMATURO ERA AD ALTO RISCHIO”
Siracusa. La morte del piccolo Mattia è un lutto anche per tutta l’équipe dell’Utin dell’ospedale Umberto I di Siracusa. Perché quel neonato, nato prematuro alla 25esima settimana di gestazione è stato assistito, curato e monitorato 24 ore su 24 con l’abnegazione, l’esperienza e la professionalità di tutti i medici e gli infermieri dell’Unità di terapia intensiva neonatale. Per il piccolo Mattia sono stata adottate tutte le procedure assistenziali, sin dal suo primo esile e quasi impercettibile vagito. Sarà la magistratura di Catania a stabilire eventuali responsabilità; gli stessi medici dell’Utin dell’Umberto I e la direzione generale dell’Asp di Siracusa si sono dichiarati disponibili a chiarire tutte le tappe di una vicenda che non presenta, almeno per loro, né disattenzione né tantomeno superficialità nell’assistenza prestata al neonato. L’Azienda sanitaria provinciale in una nota si limita a dire: «In riferimento alla vicenda del piccolo Mattia, il responsabile dell’Unità operativa di Neonatologia e Utin dell’ospedale Umberto I di Siracusa, Massimo Tirantello, nell’esprimere a nome di tutto il personale del reparto vicinanza alla famiglia per la perdita del piccolo, sottolinea che nel caso di una prematurità estrema in condizioni gravi sin dalla nascita, sono state messe in atto tutte le procedure assistenziali per la sopravvivenza del neonato». «Scientificamente sappiamo che la prematurità estrema – spiega il direttore dell’Utin, Tirantello – può determinare numerose complicazioni che talvolta possono essere gravi e irreversibili sino a mettere a rischio la vita del piccolo paziente stesso. L’aggravarsi delle condizioni generali di Mattia, purtroppo, ha reso necessario il suo trasferimento in un Centro dotato di ventilazione ad alta frequenza ed ossido nitrico. Siamo pronti a fornire ogni collaborazione utile alla magistratura al fine di chiarire l’esatta dinamica dell’evento». Non aggiunge altro il primario, per rispetto al dolore della famiglia e per tutelarne la privacy. Un rigore assoluto che non può e non deve essere equivocato, né tantomeno scambiato per reticenza. Il piccolo Mattia è stato tenuto in vita, pur nella criticità delle sue condizioni, per poco più di un mese quando poi l’aggravarsi delle sue condizioni ha imposto il trasferimento in una struttura sanitaria, quella di Messina, giudicata più idonea per consentire di superare l’emergenza, l’ennesima, che era sopraggiunta: nel caso di Mattia era necessario un trattamento di ventilazione più efficace. C’è grande amarezza tra l’équipe dell’Utin dell’ospedale siracusano perché si è tentato in tutti i modi di assistere al meglio e al massimo delle possibilità il piccolino. I prematuri sono neonati particolarmente delicati: per loro la criticità è elevatissima e sono sempre considerati a rischio, anche per i successivi 2/3 mesi dopo la nascita. Un rischio legato non solo al peso (sotto il chilo e mezzo sono tutti a rischio e Mattia pesava poco più di 800 grammi) ma anche perché tutti gli organi vitali (cervello, polmoni, fegato, reni, intestino) non si sono ancora del tutto sviluppati e quindi sono a rischio di malattia d’organo. Secondo la ricostruzione, la giovane mamma del piccolo Mattia ha rotto le acque mentre si trovava ancora a Bronte. Il parto è poi avvenuto il 19 gennaio nell’Unità di Ostetricia e Ginecologia dell’Umberto I di Siracusa dove il piccolo Mattia è stato immediatamente rianimato e successivamente trasferito, già intubato, all’Unità di terapia intensiva neonatale dello stesso ospedale. Da quel momento l’équipe guidata da Massimo Tirantello ha seguito con tutte le cure del caso il neonato, monitorandolo costantemente, così come si fa per tutti i prematuri. Insomma, anche nel caso di Mattia è stato applicato il protocollo per sostenere i parametri vitali del neonato. Poi si sarebbe verificato un aggravamento delle condizioni del prematuro, l’ennesimo, legato ad un problema respiratorio. Quindi il trasferimento all’ospedale di Messina dotato di un macchinario respiratorio specialistico. L’Utin dell’Umberto I è considerata una Unità di eccellenza per i tanti casi, sempre più in aumento, di neonati prematuri. All’Unità di terapia intensiva neonatale vengono assistiti anche neonati a termine con varie problematiche, fra cui cardiopatie e malformazioni. Le statistiche parlano chiaro: tanto più bassa è l’età gestazionale, tanto più alta è la possibilità di morte e di rischio, per i prematuri, di disabilità neurologica. Il direttore generale dell’Asp di Siracusa, Salvatore Brugaletta, preferisce non entrare nel merito della vicenda approdata sul tavolo della Procura di Catania. Anche lui manifesta rammarico e vicinanza alla famiglia del piccolo Mattia. Si dice pronto a fornire collaborazione e tutti i chiarimenti utili alla magistratura che indaga sul caso. Brugaletta ha anche dato disposizione perché una relazione dettagliata venga trasmessa all’assessorato regionale alla Sanità.
Laura Valvo Fonte “La Sicilia” del 02-03-2015