E’ durata pochi minuti, il tempo di incardinare il processo nella seconda sezione penale del tribunale di Catania, la prima udienza del procedimento che vede Marco Crimi, 29 enne disoccupato di Randazzo, accusato di furto di identità telematica. Ieri mattina il giudice monocratico Carla Aurora Valenti ha chiamato le parti: l’imputato, che era assente, è difeso dall’avvocato Nunzio Calanna e la parte offesa, Maria Pia Risa, 41 enne pedagogista anche lei di Randazzo, che era presente, è patrocinata dall’avvocato Giuseppe Cristiano. Alla fine dell’udienza il giudice ha rinviato la causa al 13 novembre prossimo. Il giovane imputato, secondo l’accusa mossagli dal sostituto procuratore della Repubblica, Raffaella Agata Vinciguerra, che lo ha citato in giudizio, avrebbe rubato il profilo Facebook della concittadina e lo avrebbe utilizzato per inviare messaggi diffamatori e offensivi. In particolare, come si legge nel decreto di citazione a giudizio, Marco Crimi, imputato del reato previsto dall’articolo 615 ter; con le aggravanti previste dall’articolo 61 n. 2, “utilizzando abusivamente i codici di accesso di Maria Pia Risa, registrata sul sito www.facebook.com, si introduceva e si manteneva, contro la volontà di quest’ultima in un sistema informatico protetto da misure di sicurezza, sostituendo la password”. L’attività del giovane randazzese sarebbe iniziata il 10 maggio del 2009 e si sarebbe conclusa un paio di anni dopo, solo dopo l’individuazione del presunto autore del furto telematico da parte della Polizia postale del compartimento della Sicilia orientale, diretto dal dottor Marcello La Bella. Anni che, secondo l’accusa, per la vittima sarebbero stati di profondo disagio. Tutti coloro che avevano accesso al profilo Facebook della professionista randazzese, infatti, avrebbero creduto che fosse lei l’autrice di una serie di post offensivi. E’ stato grazie al certosino lavoro svolto che gli inquirenti sono riusciti a risalire al presunto autore del furto e dei messaggi: in particolare, il giovane sarebbe stato identificato perché si collegava da più postazioni fisse alle quali egli stesso aveva accesso. Ed è stato attraverso un’opera di comparazione tra gli utenti di queste postazioni telematiche fisse che la Polizia postale è riuscita ad arrivare a lui.
L.S. Fonte “La Sicilia” del 06-06-2015