Proprio domenica è ritornato al gol in casa del Giardini. Una doppietta per rialzare la testa, dopo la frattura del malleolo, con la maglia della Ciclope Bronte, formazione in corsa per conquistare i play off nel campionato di Prima Categoria. Un’altra sfida vinta quella del bomber lottatore Vico Imbrosciano. Dietro ogni suo sigillo (256 negli ultimi 12 anni) un marchio di fabbrica e la storia di un uomo, di un infermiere professionale che per vivere la sua grande passione per il calcio ha moltiplicato energie e sacrifici. I numeri e successi (quattro promozioni dirette e due attraverso i play off) farebbero impallidire i bomber di mezza Italia nelle categorie dilettantistiche con reti significative come quella segnata al Pozzallo e che lanciò il Castiglione di Gaetano Mirto in Eccellenza. Oppure le 38 perle che hanno catapultato il Biancavilla in alto. «Sono tornato in Sicilia – ricorda l’attaccante brontese – dodici anni fa dopo aver lavorato alle Molinette di Torino per quattro anni. Il calcio è ritornato prepotentemente nella mia vita ma ho dovuto conciliare i turni del mio lavoro per potermi allenare. E non era davvero facile. Ringrazio di cuore i miei colleghi con affetto che non mi hanno mai ostacolato. Mi organizzavo in modo tale da avere libere domeniche ma nel corso della settimana lavoravo senza risparmiarmi». Tante esperienze di vita in corsia, incontri speciali che ti segnano inevitabilmente, un lavoro vissuto come una missione: «L’esperienza più toccante è stata all’ospedale di Taormina nel reparto oncologico. Giocavo nel Mascali, società che puntava alla Promozione. Cinque anni che mi hanno arricchito professionalmente ma mi hanno inevitabilmente cambiato». Il trasferimento ad Acireale nel reparto di nefrologia è stato un passo significativo nella sua formazione professionale: «Mi sono confrontato con molti pazienti e in reparti dove, purtroppo, la sofferenza è all’ordine del giorno. Tutti i miei pazienti hanno sempre tifato per me, ma non ho fatto mai una dedica. Ho cercato sempre di scindere la mia vita professionale dallo sport. Concluso il mio turno in macchina raggiungevo Biancavilla e in serata tornavo a casa dalla mia famiglia. Cercavo di non pensare alle loro malattie, pensavo solo a dare calci a un pallone». Da tre anni lavora al Sert di Bronte per il recupero di tossicodipendenti: «Ogni giorno non è facile perché mi confronto con una situazione problematica. Lo sport in questo senso potrebbe ricoprire un ruolo fondamentale. In questa stagione ha già raggiunto quota 12 nella classifica cannonieri con la squadra della mia città. E ho smesso di fare il pendolare. Sogno la terza promozione consecutiva. Io, nonostante i miei 38 anni, ho ancora lo spirito di un ragazzino».
Nunzio Currenti fonte “La Sicilia” del 27-03-2012