L’intero territorio e tutte le forze politiche del versante nord ovest dell’Etna chiedono non solo di mantenere il Punto nascita, ma di potenziare l’ospedale di Bronte, unico avamposto di ospedalità in un territorio montano troppo lontano, soprattutto in inverno, dai grandi ospedali. Questo il messaggio finale di un partecipato Consiglio comunale che il presidente Nino Galati ha riunito nell’insolita sede del Castello Nelson per ospitare anche i sindaci ed i colleghi consiglieri dei Comuni vicini, che insieme a Bronte si stanno battendo affinché il Punto nascite non venga chiuso. Tutti hanno risposto all’invito. I primi cittadini e buona parte dei consiglieri comunali di Randazzo, Maletto, Maniace, Cesarò, San Teodoro, Santa Domenica Vittoria e Floresta hanno partecipato all’assise brontese che il presidente Galati ha introdotto così: “Siamo qui per difendere non solo il Punto nascita, ma l’intero ospedale affinché possa vantare Unità operative complete secondo le esigenze dei pazienti”. Ed al presidente ha fatto eco il sindaco, Graziano Calanna: “Siamo qui per parlare dell’ovvio. Non è possibile che 8 sindaci ed altrettanti Consigli comunali debbano riunirsi per difendere il diritto alla salute. Evidentemente ciò che per noi è ovvio, non lo è per chi ci governa. Questo territorio ha tutte le ragioni per pretendere non solo un funzionale Punto nascita, ma un ospedale efficiente. Eppure negli anni la struttura è stata depotenziata, lasciando al Punto nascita, per esempio, appena 7 posti letto, insufficienti per raggiungere i 500 parti l’anno richiesti. Proprio in queste ore – ha continuato – una severa ispezione sanitaria ha sancito che la sala parto del nostro ospedale è in regola, sarebbe un peccato ed uno spreco chiuderla. L’ospedale è di tutti i cittadini siano essi di destra o di sinistra, sarebbe deleterio farne una battaglia di bottega”. E per questo Calanna ha invitato al Consiglio l’ex sindaco Pino Firrarello. “Condivido con voi – ha affermato l’ex sindaco – che non bisogna soltanto salvare il Punto nascita, ma pretendere un ospedale funzionante, altrimenti anche la vita delle future mamme sarebbe a repentaglio. Non si possono, infatti, gestire le urgenze con le reperibilità degli anestesisti. La verità è che la Sanitá in Sicilia è allo sfascio, di fatto ha cancellato l’ospedale del territorio, invece utilissimo anche per non affollare gli ospedali specialistici della città. Bisogna chiedere una nuova e funzionale pianta organica attraverso la ritrovata disponibilità dell’assessore regionale”. E tutti i sindaci hanno ribadito come sentano proprio l’ospedale di Bronte. Si inizia con un documento inviato a Palermo. “Ringraziamo i sindaci, i presidenti dei Consigli comunali e tutti gli intervenuti. – hanno concluso Calanna ed il presidente Galati – Oggi è stato sancito un patto fondante a vantaggio di tutta la comunità. Insieme avremo più forza per garantire i diritti dei nostri concittadini”.
COSA E’ NECESSARIO FARE
Quando il 29 marzo del 2013 il presidente della Regione Crocetta annunciò che il Punto nascita dell’ospedale di Bronte “non sarebbe stato chiuso, ma anzi potenziato”, tutti pensavano che i problemi fossero finiti. In effetti fino ad oggi il Punto nascita ha operato, ma i posti letto sono stati ridotti a 9 e il personale dimezzato rispetto alle necessità. Di conseguenza se non è stato chiuso è stato condannato a morte, perché non è stato messo in condizione di raggiungere gli obiettivi previsti dal Ministero. Oggi se si vuole mantenere il Punto nascita è necessario che la politica capisca che è giusto che nel versante nord dell’Etna esista un ospedale vero. Il modello potrebbe essere Lentini. Se la politica accetta questo principio devono finire in fretta i lavori di ristrutturazione che durano da anni, le piante organiche devono essere abbondantemente impinguate, i medici devono essere presenti 24 ore su 24 e le attrezzature devono essere moderne ed efficienti.
L.S. Fonte “La Sicilia” del 07-08-2015