Si è conclusa dopo quasi un anno la latitanza di Vincenzo Sciacca, 39 anni, brontese, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Corte di Assise d’Appello di Catania, su richiesta della locale Procura Generale della Repubblica, per il reato di omicidio aggravato dalle finalità mafiose. A catturarlo, al culmine di un’indagine complessa, agenti della squadra mobile etnea e del commissariato di Adrano. L’uomo, che è stato rintracciato in una masseria in contrada Cardà, nelle campagne di Bronte, ha tentato la fuga, ma i poliziotti, che prevedevano quella reazione ed avevano circondato la casa, non si sono fatti sorprendere e lo hanno arrestato. Secondo le risultanze investigative, Vincenzo Sciacca sarebbe elemento di spicco del gruppo capeggiato Francesco Montagno Bozzone, collegato alla cosca Mazzei ( i “carcagnusi”) ed operante nel comprensorio di Bronte: era stato condannato alla pena dell’ergastolo per aver partecipato alla fase esecutiva dell’omicidio di Domenico Calcagno, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Valguarnera Caropepe, assassinato nell’Ennese il 18 maggio 2003. L’agguato, per il quale sono stati condannati all’ergastolo con sentenza definitiva Raffaele Bevilacqua, reggente provinciale di Cosa nostra ennese, e l’anziano capomafia di Caltagirone, Francesco La Rocca, fu conseguenza di dissidi su tangenti che l’Ira costruzioni aveva già pagato ad un gruppo, prima di vedersi recapitata altra richiesta proprio dal Calcagno per conto di altro clan. Fu così che Bevilacqua avrebbe chiesto un intervento a La Rocca, il quale a sua volta avrebbe messo in movimento per la materiale esecuzione dell’omicidio Vincenzo Montagno Bozzone, condannato a 30 anni con sentenza passata in giudicato, e lo stesso Sciacca. Fonte “La Sicilia” del 28-08-2015