Anni di lavoro spesi inutilmente: lavoro da rifare dall’inizio. L’iter per l’adozione del Piano regolatore di Randazzo subisce un durissimo stop. Il Parco dell’Etna, infatti, non ha fornito il proprio sì dal punto di vista ambientale all’elaborato presentato dal Comune, riscontrando incongruenze nella carta dei boschi del Piano agricolo forestale. «Proprio così – dice il dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Randazzo, l’architetto Aldo Meli – il Parco dell’Etna ci ha chiesto di rivedere alcune zone della carta dei boschi. Così il nostro tecnico che ha redatto il Piano agricolo forestale sta rivedendo l’elaborato presentato. Ovviamente producendo dei cambiamenti allo studio, bisognerà disegnare nuove tavole e pubblicare nuovamente le mappe. In pratica, almeno per questo aspetto, bisognerà ricominciare un lavoro iniziato 3 anni fa». Poi l’architetto Meli afferma: «In verità ci sono delle discrasie fra le carte dei boschi dei vari enti della Sicilia. La Soprintendenza ha una sua mappa, la cartografia dei boschi dell’Ispettorato regionale e quella disegnata nel nostro studio agricolo forestale sono diverse». Addirittura sulle carte sarebbero segnati dei boschi in zone brulle, ma come è possibile che enti diversi abbiamo mappe diverse dei boschi? «Un problema che non scopriamo oggi e che è facile da spiegare – afferma il dott. Filippo Bertolo che ha redatto il Piano agricolo forestale – nel 2004 la legge “Urbani” attribuendo alle Regioni la delega delle funzioni amministrative per l’indicazione e la protezione delle bellezze naturali, ha consentito alle Soprintendenze di redigere una propria cartografia dei boschi. Nel frattempo la Regione ha redatto autonomamente la propria, con i Comuni che affidando a dei professionisti il medesimo compito sono giunti a conclusioni diverse. La verità è che in Sicilia non coincidono neanche le definizioni di bosco fra i diversi soggetti interessati alla loro tutela». Insomma un vero e proprio guazzabuglio a esclusivo danno dei proprietari e dell’economia, perché, fatta salva l’idea della salvaguarda ambientale, un bosco in una zona brulla vuol dire vincoli spesso insormontabili per costruire anche una casetta rurale o mettere su una coltivazione. «Ci vorrebbe un intervento normativo chiarificatore a livello regionale – afferma il sindaco Michele Mangione – non so quanto ci costerà in termini di tempo per l’adozione del nostro Prg, certo è che queste differenze non ci aiutano e penalizzano i privati che vogliono investire. Chiariamo che il primo obbiettivo è quello della salvaguarda ambientale. Siamo contro la speculazione edilizia, ma certi interventi compatibili con l’ambiente che sveglino l’economia sarebbe giusto farli e la legge sui boschi è cosi restrittiva che li impedisce. Che Parco, Regione e Soprintendenza dicano cose diverse sullo stesso argomento è assurdo: anzi italiano». GAETANO GUIDOTTO Fonte “La Sicilia” del 23-10-2015
UNO STRUMENTO ATTESO DAL 1997 g. g.) Lungo e difficile l’iter del Prg. Era febbraio del 2013 quando il Comune assieme al Parco dell’Etna hanno raggiunto un accordo sull’elaborato da presentare. Da allora, prima sono stati inviati gli elaborati alla Regione per la l’approvazione della Vas (Valutazione ambientale strategica), ma Palermo ha risposto chiedendo costosi elaborati cartacei oltre a quelli digitali. Poi sempre Palermo ha chiesto la preventiva approvazione del Parco, propedeutica all’approvazione della stessa Vas. Intanto la città aspetta un nuovo Prg dall’ormai lontano 1997