Quindici anni di reclusione per omicidio volontario. E’ questa la condanna chiesta al termine della requisitoria dal pubblico ministero Agata Santonocito per Salvatore Portaro, 72 anni, accusato di avere ucciso con una coltellata il ventisettenne Vincenzo Spuches. Per quel delitto, avvenuto la sera del 27 maggio del 2014 a Bronte, è in corso il processo che si celebra davanti ai giudici della 2° sezione di Corte d’ Assise (presidente Grazia Caserta). Un delitto, quella sera, che sarebbe maturato al culmine di un diverbio poi sfociato in lite, tra il figlio dell’imputato Marco Portaro e la vittima. Alla base della vicenda ci sarebbe stato il pagamento di una multa stradale fatta a Spuches con un’auto da lui comprata dal Portaro ma il cui passaggio di proprietà non era stato ancora formalizzato.
Per quel motivo quella sera ci sarebbe stato un incontro che probabilmente doveva essere chiarificatore tra le parti, in particolare tra quella che poi sarebbe stata la vittima, accompagnatosi a casa dei Portaro insieme a due amici e il figlio dell’uomo che poi intervenne e colpì con un coltello a serramanico di cinque centimetri che probabilmente aveva in tasca, uccidendolo, il giovane ventisettenne. Fu una telefonata ai carabinieri giunta in tarda serata, quasi a ridosso della mezzanotte, a segnalare che in via Annunziata, in pieno centro storico, c’era stata una rissa culminata in tragedia. Vincenzo Spuches, che lavorava come operatore ecologico, lasciò la moglie e alcuni figli in tenera età. Il processo è stato aggiornato e proseguirà con l’audizione di un paio di testi prima delle arringhe degli avvocati. O.P. Fonte “La Sicilia” del 10-02-2016