Il Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo con due sentenze conferma il trasferimento del centro di riabilitazione “Sant’An – tonio” da Maletto a Bronte, e dichiara l’illegittimità dell’originario diniego opposto dall’Asp di Catania condannata a un risarcimento di circa 18mila euro in favore del centro. Una vicenda trattata nel 2015, e che giunge all’epilogo amministrativo, ma continua in sede penale. A contestare il trasferimento era stato l’ambulatorio “Madonna del Riparo” di Bronte. La società “Sant’Antonio”, invece, nel 1999 nasce a Maletto, dove nel 2002 è accreditata e resta fino al 2014. Dall’anno dopo l’Asp, dopo un primo diniego, autorizza il trasferimento a Bronte, non essendovi strutture pubbliche simili. Ed è a questo punto che le due società finiscono con denunce e carte bollate verso Tar, Cga e procura della repubblica di Catania, con chiamata in causa dei vertici dell’As – sessorato alla Sanità di Palermo e Asp di Catania, per il presunto atto illegittimo. Ora il Cga, con le sentenze 1/2017 e 16 /2017 chiude la vicenda. Sia perché a Bronte la «popolazione risulta superiore alla somma di tutti gli altri comuni del distretto e non vi opera nessuna struttura accreditata per l’erogazione delle prestazioni di fisiokinesiterapia» sia per la migliore rete di trasporti. Il centro S, Antonio aveva chiesto un risarcimento pari a 79.811,61 euro, Il Cga gli ha riconosciuto un risarcimento di 6.622,86 euro condannando l’Asp a pagare al centro Sant’Antonio 3mila euro (più oneri accessori e iva), per ognuno dei due giudizi di secondo grado, oltre spese per Tar e Cga. Tutto ciò comporterà per l’Asp un esborso di denaro di circa 18mila euro. LUIGI SAITTA Fonte “La Sicilia” del 25-01-2017
Sì al trasferimento del centro di riabilitazione a Bronte
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo con due sentenze conferma il trasferimento del centro di riabilitazione «Sant’Antonio» da Maletto a Bronte, dichiara l’illegittimità dell’originario diniego opposto dall’Asp di Catania e condanna l’Azienda a un risarcimento di circa 18mila euro in favore del centro. A contestare il trasferimento era stato anche l’ambulatorio società «Madonna del riparo» di Bronte, dal 1996 unica struttura privata di riabilitazione del distretto sanitario di Bronte, Maletto, Maniace e Randazzo, che nel 2012 ottiene un accreditamento retroattivo dal 2002, ma non la contrattualizzazione, perciò niente rimborsi regionali. La società «Sant’Antonio», invece, nel 1999 nasce a Maletto, dove nel 2002 è accreditata e contrattualizzata ed eroga, fino al 2014, il servizio sanitario regionale di fisiokinesiterapia. Dall’anno dopo l’Asp, dopo un primo diniego, autorizza il trasferimento a Bronte, non essendovi in loco strutture pubbliche simili. Ed è a questo punto che la storia delle due società di “Santi” si comincia a scrivere sulla carta bollata dinnanzi a Tar, Cga e, su input del centro «Madonna del Riparo», presso la procura della repubblica di Catania, con chiamata in causa dei vertici dell’Assessorato regionale alla Sanità di Palermo e dell’Asp di Catania, per il presunto atto illegittimo. Se in sede penale s’attendono sviluppi, sul fronte amministrativo il Cga, con la sentenza 1/2017, chiude la vicenda perché a Bronte la «popolazione risulta superiore alla somma di tutti gli altri comuni del distretto», non vi «opera nessuna struttura accreditata per l’erogazione delle prestazioni di fisiokinesiterapia» ed «è ovvio ritenere che l’interesse pubblico è meglio soddisfatto dalla presenza di una struttura di fisiokinesiterapia nel Comune di Bronte, nel quale si concentra la richiesta degli assistiti, comune che peraltro risulta meglio collegato, grazie a servizi di trasporto pubblico, con gli altri comuni del distretto». Con la sentenza 16/2017, poi, secondo il Cga «sarebbe palesemente illogico che una struttura sanitaria accreditata e contrattualizzata, che abbia la sua sede in un piccolissimo comune non possa trasferirsi presso un comune dello stesso distretto con popolazione ben maggiore che sia privo di una copertura sanitaria portatrice della stessa offerta di servizi». Quanto al risarcimento del danno, il Centro di Medicina Fisica e Riabilitazione S. Antonio aveva chiesto 79mila e 811,61 euro, sostenendo che nell’attesa del trasferimento aveva dovuto mantenere aperte due strutture, una privata a Bronte e quella accreditata e contrattualizzata a Maletto. Il Consiglio di Giustizia Amministrativa, tuttavia, gli ha riconosciuto il risarcimento per il minor guadagno subito a causa del negato trasferimento, per un totale di 6mila e 622,86 euro come quantificato dallo stesso centro, ed ha condannato altresì l’Asp a pagare al centro Sant’Antonio 3 mila euro (più oneri accessori e iva), per ognuno dei due giudizi di secondo grado, oltre ai contributi unificati versati sia al Tar sia al Cga. Tutto ciò comporterà per l’Asp un esborso di denaro pubblico di circa 18mila euro. (*LPU*) Luigi Putrino Giornale di Sicilia, 15 gennaio 2017, pag. 26