Per i proprietari dei frutteti di Bronte posti sulle sponde del fiume Simeto, questa è una data storica. Il Comune ha completato il progetto preliminare di sistemazione degli argini a difesa delle coltivazione ripetutamente invase e danneggiate dalle piene del fiume. Ha voluto il nuovo progetto il sindaco di Bronte, GRaziano Calanna, testimone dei disagi e dei danni ingenti che ogni anno gli agricoltori, che si affacciano alle sponde del fiume, subiscono quando il fiume rompe gli argini. Così il primo cittadino ha chiesto al capo ufficio tecnico del Comune, ing. Salvatore Caudullo, di progettare dei nuovi argini che, rispettando le rigide norme ambientali, mettessero in sicurezza i frutteti e gli agricoltori. Compito non semplice che l’ing. Caudullo ha completato progettando ben 2 chilometri e 370 metri di argine che mettono in sicurezza le contrade Ricchigia, Barbaro, Marotta e Saragoddio. ” I pericoli – ci spiega Caudullo – sono derivati dalla deviazione dell’alveo del fiume. Gli straripamenti hanno invaso le proprietà private ed. a causa del fenomeno dell’erosione delle sponde, gli argini naturali ed anche artificiali sono stati distrutti. Nostro compito è quello di risolvere il problema dell’intera area nella maniera più ecocompatibile”. Per questo il progetto prevede l’utilizzo di materiali del luogo eliminando il calcestruzzo. In pratica si dovrebbero realizzare i classici gabbioni di pietra incatenati fra loro nei punti di maggiore pressione della corrente del fiume, mentre nelle altre zone, sempre utilizzando materiale del luogo, si realizzeranno argini dotati di sistemi di drenaggio delle acque. Ed il Rup del progetto è il geometra del Comune, Angelo Spitaleri che, occupandosi di protezione civile, le zone invase del fiume le conosce bene. Costo dei possibili lavori quasi un milione e 300 mila euro che adesso il Comune deve andare a cercare, guadando con interesse alle risorse europee destinate alla Protezione civile. “Era ora – ci dice il sindaco Calanna – sono anni che i lavoratori vengono in Comune a rivendicare la sicurezza nelle loro terre. Mai il Comune aveva redatto un progetto. Noi lo abbiamo fatto perché riteniamo giuste le loro richieste. La riva di un fiume deve essere una risorsa non un pericolo”. Fonte “La Sicilia” del 26-01-2017