Nuova udienza, domani pomeriggio (il 6 feb, ma rinviata ad ottobre NDR) in Tribunale, per furto d’identità telematica, del quale è accusato Marco Crimi, 31enne di Randazzo, in danno della concittadina Maria Pia Risa, 43enne pedagogista e giornalista. Un reato che, sebbene codificato già da diversi anni, arriva raramente nelle aule di giustizia. Il processo, che è ancora nella fase istruttoria, rischia la prescrizione. I fatti risalgono al 2009, quando Risa si accorse di non potere più gestire il proprio profilo Facebook che, evidentemente, era nelle mani di altri e denunciò il caso alla Polizia postale del compartimento della Sicilia orientale, diretto dal dott. Marcello La Bella. Dopo circa due anni d’indagini, gli inquirenti individuarono in Marco Crimi il presunto autore del “furto”di identità telematica e accertarono che, nel periodo in cui la titolare non poteva gestire il proprio profilo, in questo si leggevano messaggi equivoci, scritti anche con linguaggio scurrile. Per la parte offesa sono stati due anni di profondo disagio, dato che diverse decine di amici virtuali, che avevano accesso al suo profilo Facebook, tra i quali parecchi amici reali, ma anche semplici conoscenti, non potevano che identificarla come autrice di quella lunga serie di post dal contenuto diffamatorio e offensivo come riportato dal sostituto procuratore della Repubblica Raffaella Agata Vinciguerra, nella citazione in giudizio dell’imputato. In particolare, nell’atto di accusa, si legge che Marco Crimi “utilizzando abusivamente i codici di accesso di Maria Pia Risa, registrata sul sito www.facebook.com, si introduceva e si manteneva, contro la volontà di quest’ultima, in un sistema informatico protetto da misure di sicurezza, sostituendo la password”.Gli inquirenti sono arrivati all’attuale imputato, come risulta dalle carte processuali, dopo essere risaliti ai due computer dai quali risultavano gli accessi effettuati al profilo rubato. Questi due pc si trovavano uno nell’abitazione e l’altro nella sede di lavoro di Marco Crimi. L’imputato, che è difeso dall’avv. Nunzio Calanna, interrogato nell’ultima udienza, ha negato ogni responsabilità. Per domani sono stati convocati, per la seconda volta, come testi Vincenzo Crimi e Antonino Crimi Stigliolo, rispettivamente padre e datore di lavoro dell’imputato all’epoca dei fatti. Fonte “La Sicilia” del 05-02-2017