PIANO PROVENZANA, LINGUAGLOSSA. Che si debba fare qualcosa, ed anche velocemente, da ieri è forse ancor più chiaro a tutti gli attori in campo. I cinque sindaci coinvolti nell’ormai noto affaire di Etna nord, assieme all’ente Parco, si sono riuniti ieri a Piano Provenzana. E la stazione turistica in territorio di Linguaglossa si è mostrata anche a loro per come si presenta negli ultimi tempi: un semideserto fatto di qualche auto qua e là ed attività commerciali stremate dalla crisi di presenze. Crisi aggravata dal blocco delle partenze per le escursioni estive ai crateri sommitali, seguita all’infinita querelle – deflagrata dopo l’intervento pro-liberalizzazione dell’Autorità Antitrust – sulla gestione della strada di accesso a quota 3000. La pista al 2016 è stata utilizzata dai mezzi turistici 4X4 dell’azienda storicamente concessionaria e risulta divisa fra Linguaglossa e Castiglione per gran parte e, nel tratto finale, fra i Comuni di Randazzo, Maletto e Bronte. Gli ultimi tre, da qualche mese, si sono accostati al tema con un inedito attivismo e l’obiettivo di far pesare la loro competenza territoriale sulle future scelte da compiere – cioè in primis l’appalto della strada per far ripartire le escursioni tanto anelate soprattutto dalle parti di Linguaglossa. L’incontro a Etna nord doveva servire per dare concretezza ai propositi di collaborazione già manifestati durante una prima riunione. Pur ribadita la voglia di muoversi insieme, la matassa burocratico – territoriale è comunque ancora tutta lì da sbrogliare. Toccherà al sindaco Salvatore Puglisi dare il primo input mentre Bronte, Maletto e Randazzo dovranno fornire le carte su eventuali autorizzazioni concesse in passato ad attività in alta quota. Il nodo sta anche infatti sull’effettiva competenza che questi enti potrebbero vantare, poiché i loro territori montani risultano di proprietà o dati in concessione all’Azienda foreste demaniali. Che, a sua volta, ha già rinnovato un accordo di gestione con la vecchia azienda concessionaria delle escursioni, già proprietaria peraltro della funivia sul versante sud dell’Etna. Ci si trova, insomma, davanti un ulteriore inghippo, ma i tre Comuni “ribelli” non mollano, anche perché erano già stati tirati in ballo dalla Prefettura quando c’era da decidere sulle procedere di sicurezza e allerta. Un primo compromesso, comunque, punterebbe sull’accordo di sconti a residenti e attività commerciali delle tre comunità, mentre entro l’autunno si dovrà chiarire se nel bando per le escursioni possano anche i tre enti entreranno da protagonisti. Da chiarire anche se siano autorizzabili già di per sé alle escursioni in quei territori. Il Parco ha ribadito che le escursioni in passato svoltesi avrebbero avuto natura irregolare, ma al ruolo dell’ente è stato posto un argine. La decisione sarà politica, cioè dei sindaci, e quanto trapela è che con il Parco si continuerà ad interloquire ma solo riguardo i suoi ambiti. Linguaglossa, nel frattempo, sarà ancora Comune capofila nell’iter per la redazione dell’appalto, con il sindaco Puglisi che non ha perso occasione di ribadire quanto occorra decidere e fare presto. Cioè entro settembre. Assieme a Castiglione, l’ente ha intanto pubblicato per la terza volta una selezione per autorizzare il trasporto di turisti a più imprese solo per i rimanenti mesi della stagione senza neve. La novità è che, per favorire la partecipazione dei privati malgrado il grave ritardo, i Comuni potranno accettare offerte – da presentare entro lunedì – al ribasso sui 10 mila euro necessari per i permessi dati a ciascun mezzo 4X4.
MATASSA BUROCRATICA – L’incontro a Etna nord doveva servire per dare concretezza al proposito di collaborazione già manifestati durante una prima riunione. Pur ribadita la voglia di muoversi insieme, la matassa burocratica – territoriale è comunque ancora tutta da sbrogliare. Francesco Vasta Fonte “LA Sicilia” del 24-08-2017