Non solo droga ed estorsioni. La mafia, come a Napoli fa da tempo la camorra, guarda anche allo smaltimento dei rifiuti, affare considerato di primissimo livello. A che punto siano le infiltrazioni della criminalità organizzata in questo settore e in questa fascia del territorio non è ancora del tutto chiaro, ma appare evidente che gli interessi dei clan ci sono. E consistenti. Tutto ciò si evince chiaramente dall’operazione “Trash” ( non a caso, dall’inglese: spazzatura), fatta scattare a Bronte dai carabinieri della compagnia di Randazzo e che ha portato in manette quindici persone, a vario titolo, per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni e droga. Fra gli arrestati Francesco Montagno Bozzone, considerato il referente di cosa nostra a Bronte, presunto affiliato ai “carcagnusi” di Santo Mazzei; il figlio Santino, che, secondo gli investigatori, avrebbe ricevuto, durante i colloqui carcerari, gli ordini da impartire agli altri affiliati; il presunto luogotenente di Montagno Bozzone, ovvero Antonio Gaetano Di Marco; il presunto referente della cosca a Maletto, ovvero Eugenio Spitaleri; nonché Antonino Orefice, già dipendente della “Mts” ( associazione temporanea di imprese che aveva l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti nella zona) e, successivamente, della “Aimeri Ambiente”, ovvero la società che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento di rifiuti su incarico della “Joniambiente”. Proprio la “Aimeri Ambiente” ( che ha sede regionale a Riposto, mentre i vertici della ditta si trovano in Piemonte), al pari della “Mts”, era finita nel mirino della cosca, che aveva avanzato ai responsabili in loco dell’azienda precise richieste di “pizzo”. Alla “Mts”, secondo quanto accertato dai carabinieri, avrebbero pagato o sarebbero “andati incontro” agli estortori; all’”Aimeri Ambiente” no. “Si tratta – ha puntualizzato in sede di conferenza stampa il Procuratore Enzo D’Agata – di due dei quattro episodi estorsivi scoperti durante l’indagine e contestati. E vista la tipologia d’estorsione si capisce chiaramente che le mosse del clan erano finalizzate ad infiltrarsi nelle strutture di queste società, fino al punto di gestire l’affare dello smaltimento dei rifiuti come fa la camorra in Campania. Attraverso l’Orefice, secondo gli investigatori, la cosca si sarebbe mossa per ottenere assunzioni di personale (soprattutto guardiani), per far sì che i mezzi guasti o danneggiati (dallo stesso clan) fossero riparati in officine gradite agli indagati, per far sì che alcuni mezzi per il trasporto dei rifiuti fossero noleggiati da “amici degli amici” ( il Galati, uno degli indagati), per trovare un’area di stoccaggio dei rifiuti magari da prendere in affitto da uno degli indagati o da qualche amico ulteriore: “Azioni prodromiche all’infiltrazione progressiva nella gestione dell’affare, fino all’accaparramento totale”, ha spiegato D’Agata. Le altre due estorsioni, ai danni del titolare di un’autosalone e della titolare di un centro benessere, invece, sarebbero state bloccate dalla resistenza delle vittime designate, nonché dalle denunce ai carabinieri che hanno consolidato questa indagine, avviata senza l’apporto di collaboratori di giustizia e dipanatisi, sotto il coordinamento della Procura, grazie all’ausilio di intercettazioni ambientali che hanno portato anche al sequestro di due chilogrammi di marijuana.
L’operazione ha riscosso gli apprezzamenti del Vice Presidente della Regione Siciliana, Lino Leanza: “Un plauso, a nome dell’intero governo regionale, alle forze dell’ordine e alla magistratura per la brillante operazione che ha sferrato un ennesimo duro colpo alla criminalità organizzata. Continua così l’azione efficace per l’affermazione dei valori della legalità e delle regole in Sicilia, strada maestra per liberarci dal cancro mafioso, che imbriglia l’economia e lo sviluppo della nostra Isola”. Apprezzamento per l’operazione è venuto anche dalla Senatrice Anna Finocchiaro e dal Vice Presidente della Commissione Antimafia, Giuseppe Lumia.
Concetto Mannisi fonte “La Sicilia” del 26-03-2008
LA CITTA’: “MA I COLPEVOLI, STAVOLTA, PAGHINO”
E’ una Bronte che ormai non si stupisce più di nulla quella che ieri mattina, al suono delle sirene delle auto dei carabinieri, ha appreso la notizia dei 15 arresti. Una Bronte per nulla meravigliata, per esempio, dall’ennesimo arresto del boss Francesco Montagno Bozzone. Sbalordita, semmai, nel sapere che fra gli arrestati ci sono le nuove leve del clan e pure qualche insospettabile. I capi d’accusa dell’operazione “Trash” sono tutti gravi: associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di armi, ma tutto sommato sono le stesse accuse dell’operazione “Tunnel” del 9 Febbraio 2004. Tutto ciò a dimostrazione che a Bronte ormai da anni è come soggiogata dai gruppi malavitosi, che non hanno avuto remore a fare fuoco per imporre la propria leadership e hanno costretto commercianti e imprese a pagare il pizzo. In questo scenario preoccupante, lo Stato ha fatto la sua parte, riuscendo a trovare prove inconfutabili in un contesto sociale difficile e senza collaboratori per assicurare alla giustizia i colpevoli. Indagini lunghe e fruttuose, fatte di intercettazioni, appostamenti, inseguimenti in borghese, che hanno permesso la ricostruzione di vari avvenimenti che, presi singolarmente quasi non avevano significato, ma messi assieme come in un puzzle, hanno fornito ai carabinieri un quadro aggiornato della criminalità brontese. Adesso l’operazione “Trash” ha reso la città più libera, ma visti i continui colpi di scena che hanno caratterizzato l’operazione “Tunnel”, con gli imputati condannati in Tribunale, assolti in Appello, nuovamente arrestati e ancora una volta liberi, tutti auspicano che quelli arrestati ieri, se sono realmente colpevoli, paghino per le colpe commesse.
Fonte “La Sicilia” del 26-03-2008