Il processo al giovane di Randazzo accusato di furto di identità telematica vive le udienze finali ma, nella prossima, fissata per il 12 febbraio, dovrà essere sciolta una riserva importante, ai fini processuali. Il giudice monocratico della seconda sezione penale del Tribunale di Catania, Tiziana Maugeri, infatti, dovrà pronunciarsi sulla richiesta formulata dal patrono di parte civile, avv. Giuseppe Cristiano, circa la citazione di due verbalizzanti della Polizia postale di Catania. Questi ultimi sono gli inquirenti che, a conclusione di lunghe, pazienti e complesse investigazioni informatiche, portarono all’incriminazione di Marco Crimi, 31 enne randazzese. Il giovane fu identificato, infatti, come autore del furto di identità telematica consumato nei confronti della concittadina Maria Pia Risa, pedagogista e giornalista. Marco Crimi, secondo l’accusa, “utilizzando abusivamente i codici di accesso di Maria Pia Risa, registrata sul sito www.facebook.com, si introduceva e si manteneva, contro la volontà di quest’ultima, in un sistema informatico protetto da misure di sicurezza, sostituendo la password”. Questa attività abusiva sul profilo facebook della Risa – hanno accertato gli inquirenti – si sarebbe protratta per circa due anni, tra la primavera e l’estate del 2009; periodo che la vittima visse con profondo disagio e vergogna, dato che sul suo profilo comparivano messaggi diffamatori e offensivi, qualche volta anche scurrili, attribuiti alla titolare del profilo. Durarono circa due anni le indagini del compartimento della Polizia postale di Catania, diretto dal dott. Marcello La Bella, prima di identificare Marco Crimi come autore del furto. A lui, in particolare, gli esperti arrivarono quando scoprirono che due degli accessi abusivi scoperti erano stati effettuati dal computer di casa Crimi e un terzo dal computer dell’azienda presso la quale il giovane in quel periodo lavorava. L’imputato ha comunque negato qualsiasi responsabilità. Nell’ultima udienza l’esperto informatico della difesa, prof. Francesco Imbrosciano, rispondendo alle domande dell’avv. Nunzio Calanna, difensore dell’imputato, ha spiegato come funzionano i social, quando e come è possibile craccare e violare siti e profili, e come, in particolare, il profilo della parte civile risultasse violato anche da computer ubicati in Argentina. L’esperto è stato interrogato, brevemente, anche dal Pm Vincenzo Armenio e dal difensore di parte civile. La sua deposizione non ha sciolto, però, il vero nodo del processo, relativo alla responsabilità dell’imputato riguardo all’accusa. Nel corso dell’udienza è stato sentito come teste il padre dell’imputato, Vincenzo Crimi. Fonte “La Sicilia” del 17-10-2017