Per agevolare nell’acquisto le 11 imprese assegnatarie dei 16 lotti dell’area artigianale, il comune di Bronte rinuncia a una fideiussione di 816 mila euro sul milione e 224 mila d’incasso previsto e rateizza i 76 mila e 500 euro a lotto in 25 mila e 500 come caparra e 51 mila entro il 2019. Se la vendita fallisce, il Comune tratterrà la caparra e alle ditte rimborserà i soldi dei capannoni nel frattempo costruiti. Il primo bando, per la vendita dei 16 lotti, risale ad aprile 2015 (sindaco Pino Firrarello) e vi parteciparono 29 ditte; il nuovo sindaco, Graziano Calanna, l’anno dopo faceva revocare il bando, a suo dire illegittimo, per ripubblicarlo ad aprile 2016 e ricevere richieste di 10 aziende, di cui poi 9 aggiudicatarie di 14 lotti ad aprile 2017, mese in cui venivano rimessi a bando gli altri 2, aggiudicati lo scorso agosto a 2 delle 3 società richiedenti. I bandi prevedevano vendita e pagamento contestuali nei 30 giorni dopo l’aggiudicazione, ma giovedì la Giunta ha prorogato il termine al 31 dicembre 2019, causa crisi, su richiesta delle imprese (scelte per le loro solide proposte), ricorrendo alla parte del «Regolamento della gestione dell’area artigianale» sui capannoni, per «favorire quanto più possibile lo sviluppo economico della città». Con lo stesso atto, sindaco e assessori, presente sempre il segretario generale, hanno abrogato la delibera del 30 novembre, che imponeva alle ditte una fideiussione che garantisse al Comune i due terzi delle somme. Stipulata la convenzione, approvata ieri dal responsabile della III Area, le imprese avranno il terreno; in caso di mancato acquisto entro il 2019 il Comune tratterrà la caparra (25.500 euro a lotto) e i «manufatti già costruiti saranno acquisiti al patrimonio del Comune, che rimborserà alla ditta solo ed esclusivamente il costo dei materiali impiegati nella costruzione», senza alcun limite di spesa. I casi di revoca, a vendita avvenuta, li prevede il «Regolamento dell’area artigianale». Ogni valutazione di revoche e contenziosi, considerato il trascorso triennio e le scadenze differite fino a due anni, ricadrebbe sull’Amministrazione in carica nel 2020. Infine, il sindaco Calanna spiega: «Abbiamo revocato l’obbligo della fidejussione perché troppo onerosa per gli acquirenti, per agevolare gli artigiani. Il comune rimane garantito dalle azioni a tutela della proprietà previste dal codice di procedura civile». Luigi Putrino Fonte “Giornale di Sicilia” del 17-01-2018