Vincere a casa ha sempre un sapore speciale. Suscita emozioni, dà la carica per andare avanti e spinge fare meglio. E rafforza il senso di appartenenza alla maglia e alle tue radici. Per Gianluca Catania la Promozione conquistata nella sua Bronte alla guida della sua Ciclope, ha un valore unico. Un capitolo a parte di un album ricco di grandi esperienze, vissute da professionista e con tecnici di altissimo profilo. L’esordio a Messina, quando aveva 15 anni. L’esperienza di Canicattì. Il salto in Toscana a Cecina e, poi, nel Viareggio, dove giocava con il figlio di Marcello Lippi e del torneo di Viareggio, che lo incoronò nella Top 11 nel ruolo di esterno sinistro. «Ricordi splendidi – confessa Gianluca Catania – in piazze importanti come Campobasso, Latina, Santanastasia, Belpasso e Modica con Rigoli, Paternò con Busetta, Adrano con Di Maria e digì Mario Marino, Siracusa di Auteri. Ho giocato a Lamezia, Noto e Adrano, dove ho chiuso la carriera, rientrando a Bronte, dedicandomi alla mia attività di commerciante».
Come concilia il doppio ruolo di allenatore-giocatore?
«Quest’anno ho giocato alcuni spezzoni, penso che non sia produttivo fare tutte e due cose. Da fuori si segue tutto meglio e le scelte si rivelano immediate». Bronte un’isola felice del calcio dilettantistico con un progetto fatto in casa. «Abbiamo cercato di lavorare con il nostro materiale, di portare a emergere in prima squadra i giovani cresciuti nel vivaio con Saitta e Lazzaro. Finora è andato tutto per il verso giusto, al di là del risultato, abbiamo creato entusiasmo. C’erano 2000 persone alla partita decisa. In queste categorie non è facile. Siamo riusciti a creare le convergenze giuste. Diventa uno stimolo tutto questo a fare il massimo e ad avere maggiori responsabilità».
Quali prospettive in Promozione?
«Noi voliamo sempre bassi, affrontiamo con tranquillità la gestione di questa squadra. La cosa importante è conservare in vita il giocattolo, continuare a far venire al campo i ragazzi di Bronte».
Come si gestisce uno spogliatoio “condannato” a vincere?
«Le pressioni ce le siamo date noi stessi, non è stato difficile. Era il nostro obiettivo, decisi che doveva essere l’an – no giusto. Abbiamo sempre avuto il ripescaggio in questi anni, ma abbiamo voluto conquistarla sul campo. Un lavoro di squadra con il supporto preziosissimo per me rappresentato da Ignazio Orefice con il quale mi relaziono sempre». Ai giovani brontesi che sognano il grande calcio cosa consiglia? «Mi auguro che qualcuno dopo di me e Orefice, possa emergere. Ma servono tanti sacrifici». Nunzio Currenti Fonte “La Sicilia” del 02-07-2018