Doveva essere il convegno per presentare al territorio il Piano paesaggistico della provincia di Catania redatto dalla Soprintendenza. Alla fine l’incontro ha finito per porre sul tavolo il dubbio se il nuovo strumento favorisca o freni lo sviluppo. Organizzato dall’associazione “Io Bronte” nei locali del Circolo di cultura Enrico Cimbali, alla presenza del presidente Salvatore Tirendi, al dibattito, moderato dal giornalista Luigi Putrino, hanno partecipato i dirigenti della Soprintendenza di Catania e di componenti dell’Osservatorio regionale per i beni culturali di Palermo. Dopo i saluti del presidente dell’associazione, ing. Giuseppe Montagno, sono intervenuti il presidente del Consiglio comunale di Bronte, Nino Galati, che ha preannunciato una seduta consiliare aperta sull’argomento, il vice presidente della Commissione consiliare all’Urbanistica, avv. Antonino Petronaci, pronto ad annunciare che valuterà gli eventuali contrasti normativi con il Prg del Comune, oltre che a recepire i suggerimenti dei cittadini. Presente anche l’ex sindaco Pino Firrarello. Poi la relazione del dirigente della Soprintendenza, arch. Benny Caruso: «Il piano – ha affermato – rispetto ai vincoli del Parco dell’Etna ha valore ricognitivo». Un modo per fare chiarezza su tante discrasie che la gente segnala. Per questo Putrino ha evidenziato come «sarebbe opportuno esplicitare meglio la parte normativa del Piano, perché un conto è recepire in un piano gerarchicamente sovraordinato i vincoli di altri strumenti, altra cosa rinviare ad essi. Nel primo caso la competenza sembrerebbe passare alla Soprintendenza; nel secondo, invece, rimarrebbe incardinata nei precedenti enti, come il parco dell’Etna”. E stato poi aggiunto che urge rivedere all’assessore regionale Tusa, il suo decreto dello scorso dicembre che ha esteso i vincoli nei 150 metri lineari laterali ai corsi d’acqua, accomunando i fiumi ai piccoli torrenti, senza tenere conto che in alcuni punti il vincolo produce i suoi effetti in aree produttive che si trovano a un dislivello di diverse decine di metri rispetto al letto del Simeto». E se l’arch. Gigi Longhitano ha illustrato la parte del piano che riguarda Bronte, l’ing. Maurizio Erbicella, ha sottolineato la carenza di una “cultura paesaggistica”, spesso connotata dalla filosofia del “non puoi fare” anziché del “puoi fare questo”. P. Z. Fonte “La Sicilia” del 20-01-2019