Arriva un secco no al Piano paesaggistico provinciale, in discussione in questi giorni dai venti Comuni del Parco dell’Etna. Un “no” dovuto sia ad una mancanza di confronto con il territorio, sia per l’apposizione di ulteriori vincoli che rendono la vita difficile a chiunque voglia portare sviluppo nelle varie zone. A convocare l’incontro, il sindaco di Maletto, Pippo De Luca, che ha ospitato nella Sala consiliare gli amministratori dei Comuni del Parco, e lo stesso commissario, ingegnere Gabriele Ragusa. «Sono contento della partecipazione di massa e vi ringrazio tutti – ha esordito Pippo De Luca – per un problema serio che rischia di diventare un cappio per i nostri territori. Un Piano fatto sulla carta, senza nemmeno le peculiarità di ogni zona. Basti pensare che a Maletto, in contrada Piano Carmine, nel piano è presente la chiesa Madonna del Carmine, che viene definita sconsacrata e in disuso. Non hanno nemmeno visto che quella chiesa, alcuni anni fa, è stata restaurata, e intorno è stato creato un parco e un anfiteatro grazie anche ad un finanziamento regionale, questo la dice molto lunga sulla redazione del Piano, con mappe e notizie vecchie di almeno 15-20 anni. A Maletto, per esempio, non si tiene completamente conto della serricoltura, che negli ultimi anni ha avuto un notevole incremento, permettendo investimenti ai produttori di fragole. Invece di prevedere sviluppo, si torna indietro». «Manca un’analisi approfondita del territorio – continua l’architetto Giuseppe Paparo – e questo piano impone altri livelli di tutela, senza conoscere le realtà locali. Un piano dovrebbe invogliare lo sviluppo, invece hanno aumentato i vincoli, e bisogna dire che ora i Comuni dovranno adeguare o redigere nuovi Piani regolatori proprio in base alle indicazioni di questo piano. Basta dire che sono stati ignorati interventi privati realizzati anche con contributi pubblici per nuovi insediamenti rurali». Tutte negative le osservazioni fatte dai sindaci, in particolare Luigi Messina di Mascali, Ignazio Puglisi di Piedimonte Etneo, Francesco Sgroi di Randazzo, Salvatore Puglisi di Linguaglossa, e il vicesindaco di Bronte Gaetano Messina, hanno sottolineato come il Piano danneggi tutti i Comuni. Senza differenza dalla montagna al mare. «Un incarico dato a dei burocrati, che hanno segnato le loro valutazioni su una carta, senza tenere conto neanche delle cave di pietra lavica, che il Parco ci impone per dei lavori – dichiara Messina di Mascali – ed è assurdo che lo stesso Parco non sia stato interpellato». «In alcuni casi dovremmo buttare via i nostri Prg – dichiara Puglisi sindaco di Piedimonte – che sono costati soldi e fatica, nel contempo, non hanno tenuto conto neanche delle nostre osservazioni». Il caso più eclatante, è proprio il Piano del Parco, che a breve avrebbe dovuto vedere la luce, ma nonostante i soldi pubblici spesi, e il lavoro fatto, con l’attuazione di questo Piano diventa inattuabile. Ora i sindaci apriranno un tavolo tecnico per chiedere l’abolizione di questo Piano. LUIGI SAITTA Fonte “La Sicilia” del 03-02-2019