Il tema iconografico più ricco e complesso dell’arte cristiana è certamente quello della Madonna. La forte devozione dei fedeli ha prodotto
una grande quantità di immagini. Mai nessuno, però, potrebbe immaginare di vedere un dipinto della Madonna con una pistola in pugno. Eppure c’è, esiste. Si trova a Bronte, all’interno della Cappelletta della Timpa, recentemente restaurata dai ragazzi della Pro Loco. Il dipinto è posto all’interno di un “medaglione” al centro dell’altare. A realizzarlo è stato l’artista che ha restaurato l’intera Cappella, ovvero Vincenzo Russo di Bronte il quale, però, non si è inventato una nuova
provocatoria immagine della Vergine, ma ha riprodotto un episodio
storico leggendario, raccontato dallo storico brontese per eccellenza,
Benedetto Radice.
«L’episodio storico risale al 1820 – spiega il prof. Sebastiano Ciraldo
di Bronte -. La contrapposizione tra il Parlamento siciliano ed il sovrano Ferdinando IV reo di aver abrogato la Costituzione del 1812 che
proclamava l’indipendenza della Sicilia dal Regno Napoletano, provocò scontento e rivolte, tanto che il 12 agosto del 1820, il popolo brontese, alleato con Palermo e non con Catania, al grido di “viva Palermo
e Santa Rosalia!”, prese le armi. Furono inviati i soldati a sedare la
rivolta ma i Brontesi vinsero». E qui la storia si tramuta in leggenda:
«Proprio così. – continua il prof. Ciraldo –. Si racconta che una donna
vestita di bianco fu vista combattere con la pistola in pugno a fianco
dei brontesi e la devozione popolare la identificò con la Madonna Annunziata. Così nel luogo della battaglia fu eretta la “Cappelletta della
Timpa” con un quadro che raffigurava la battaglia con la Madonna che
impugnava una pistola. Con il tempo il quadro fu sostituito da un’im –
magine classica della Madonna Annunziata, ma Radice descrive benissimo il primo quadro». E così il restauratore Vincenzo Russo ha pensato di riprodurre nel medaglione l’antico quadro.
«Più che un restauro – dice – si è trattato di una ricostruzione storica. Mi sono ispirato ai fatti storici ed alla leggenda che lo stesso Radice
racconta. I soldati sconfitti andando nella Chiesa dell’Annunziata per
recitare il “Te Deum”, una preghiera di ringraziamento per la pace
fatta, riconoscendo nella statua della Madonna Annunziata quella
donna che durante la battaglia, con la pistola, si era battuTa con tanto
ardore, L’episodio fu raffigurato nel dipinto che, immagino per lo scalpore che provocò, poi fu sostituito». GAETANO GUIDOTTO Fonte “La Sicilia” del 31-05-2017