Alcuni insinuano che sia il vero segreto della longevità di chi nasce e cresce alle pendici dell’Etna. E a sentire Giuseppa Longhitano, 89 anni portati benissimo, c’è da crederci: «Noi mangiamo sano da sempre – sorride mentre pulisce un grosso mucchio di sparacogne appena raccolte dai suoi figli – mio suocero solo per pochi giorni non ha compiuto 100 anni, mia cognata Vincenza ne ha 96 e la media nel brontese non scende al di sotto dei 90-92 anni». Che l’alimentazione influisca sulla salute è diventato ormai il trend dei nostri giorni, e nessun integratore o pillola sostituirà mai ciò che la natura ci offre, anche in terreni impervi come quelli lavici e spinosi su cui nasce il pistacchio e, naturalmente, spuntano selvagge e orgogliose le sparacogne, che si trovano anche nei sottobosco più nascosti e fra macchie e siepi. Da queste parti si impara presto a conoscere piante, fiori, funghi, erbe. Sono tradizioni di famiglia, tramandate come i segreti mai violati dei posti migliori per la raccolta, il metodo di raccolta, le previsioni più o meno azzeccate dell’inizio e della fine della stagione di raccolta. E, cosa non da poco, i prodotti spontanei della terra contribuiscono all’economia familiare considerato che le sparacogne da qualche anno a questa parte sono diventate ricercatissime dai ristoranti, ma anche da turisti e cittadini che non amano avventurarsi nelle impervie campagne del brontese.
«Quest’anno – racconta Maurizio Currenti, il figlio più giovane di Giuseppa, che di figli ne ha avuti ben 10 di cui 6 ancora in vita – abbiamo iniziato la raccolta tra marzo e aprile e, se il tempo dovesse continuare così, proseguiremo fino a fine maggio. La pioggia e le basse temperature consentono alla sparacogna di spigare più tardi, per noi è una cosa buona». «A volte –aggiunge Signorino, fratello di Maurizio, 55 anni – siamo riusciti a raccogliere anche 120 mazzetti in una intera giornata, per la vendita devono essere con il gambo e un mazzetto equivale a quante ne può contenere una mano. Quando ho iniziato a fare lo “sparacognaro”, come mi conoscono tutti, avevo 15 anni e allora un mazzetto si vendeva a 3 mila lire, ricordo che li acquistava Maria Saramella che allora aveva una bottega di frutta e verdura in corso Umberto a Bronte. Poi ho iniziato a venderle per conto mio e me le chiedono anche i ristoranti. Oggi si passa dai 10 euro dell’inizio della raccolta, quando ce ne sono pochi, ai 5 euro in piena stagione». Insomma, come si riconosce? «Somiglia ad un asparago, ma asparago non è –spiega Giuseppa, che ha seguito i suoi figli nelle raccolte fino a 65 anni – è il particolare colore verde/marrone a non ingannare occhi esperti, poi ci vuole maestria per raccoglierli senza compromettere la ricrescita per il prossimo anno. Chi li cerca per consumo personale prende in genere solo le punte, chi le vende invece deve raccoglierli con le mani, senza coltello quindi, e più in basso, vicino al terreno, che si può». Ad ascoltare attenta è Alessia Leanza, 16 anni, una delle nipoti di Giuseppa, che già sta acquisendo i segreti dei suoi zii, a patto di non rivelarli mai ad estranei.
«Meno persone sanno dove andare e meglio è – sorride sornione Signorino – oggi la concorrenza è spietata». «In particolare – è l’unico dettaglio che ci svela Maurizio –pecore e mucche non ne mangiano, ma quando ci sono le caprette allora sei sicuro di non trovarne affatto». «Il massimo è consumarli freschi – insegna Giuseppa – è un alimento semplice, ma nutriente, adatto anche ai bimbi. Il piatto più semplice sono gli spaghetti in bianco conditi con sparacogne saltate con aglio e prezzemolo, ma si possono fare a polpetta, fritte, nella scacciata, negli arancini e sulla pizza. Con i gambi appena scottati si prepara un ottimo pesto da conservare e il brodo è un ottimo digestivo». Insomma, della sparacogna non si butta via niente. E allora perché non istituire una sagra della sparacogna? «Ci penseremo» promettono. Maria Elena Quaiotti Fonte “La Sicilia” del 21-05-2019
IN DIALETTO VITICELLA Non chiamatelo semplicemente asparago. La sparacogna, in dialetto brontese, anche chiamata Tamaro Tanno o Viticella, si riconosce dal caratteristico gusto amaro, si può trovare alle pendici dell’Etna, sui Nebrodi e fino al messinese nei mesi di aprile/maggio. La secolare tradizione contadina conosce da sempre le virtù diuretiche della sparacogna, tanto che ne viene consigliato il consumo sia a grandi che piccini, ed oggi costituisce un’altra delle ricchezze naturali tanto da essere tra gli ingredienti dei ristoranti locali.