La notizia era attesa perché il sindaco di Randazzo, Francesco Sgroi, lo aveva già annunciato. Adesso è ufficiale. La Giunta municipale ha approvato la delibera che avvia la procedura del dissesto finanziario dell’Ente. «Premesso – si legge in sintesi nel documento – che il piano di riequilibrio pluriennale rimodulato dal Consiglio comunale il 31 ottobre 2018, pur approvato dal Ministero e dalla corte dei Conti, non è più sostenibile, non si è in grado di approvare il Bilancio 2019/2021 e assolvere le funzioni». Il sindaco, infatti, da giorni sostiene che pur avendo approvato il piano di riequilibrio, nuove regole in materia di Bilancio imposte dalla legge finanziaria non gli consentirebbero di pareggiare i conti. Di conseguenza la strada sarebbe forzata. «Sia chiaro – ci spiega Sgroi – che la dichiarazione del dissesto non è una scelta politica, ma tecnico contabile». Certo, a pesare sui conti del Comune ci sono i debiti per circa 3,8 milioni di euro con le società fornitrici di energia elettrica. Debiti che, sempre a sentire il sindaco, si sarebbero accumulati negli ultimi anni prima del suo insediamento. Adesso la procedura del dissesto finanziario dovrà essere ratificata dal Consiglio comunale. In tanti però si chiedono cosa accadrà. E i risvolti sono notevoli per i creditori, per i dipendenti del Comune, per i cittadini e pure per gli amministratori del passato.
Intanto inviata la documentazione agli organi competenti, al Comune arriveranno 3 commissari che comporranno la Commissione di liquidazione. Tutti i crediti anteriori al dissesto saranno sottoposti a revisione e si paralizzano ed estinguono tutte le azioni esecutive. Ci potranno essere indagini sugli amministratori e chi sarà considerato responsabile del dissesto non potrà amministrare Enti pubblici per 10 anni. I cittadini rischiano di vedere schizzare al massimo le tasse locali, ma queste sono già al massimo. Si potrà registrare solo un aumento dell’Imu che inciderà dai 3 ai 10 euro per abitazione. Quelli che rischiano di aumentare o saltare sono i servizi come il trasporto urbano, la mensa scolastica, l’asilo nodo e altri.
Nessuno dei 67 dipendenti di ruolo rischia la mobilità perché il numero è perfettamente in linea con i parametri normativi. Coloro, invece, che oggi non conoscono il proprio destino sono i 57 contrattisti, preoccupati dai possibili risvolti e di perdere il “treno” delle stabilizzazioni. GAETANO GUIDOTTO Fonte “La Sicilia” del 26-05-2019