Un tempo era “legge” raccogliere le olive nel periodo dell’Immacolata, ovvero agli inizi di dicembre, quando il frutto era ormai nero. Vigeva, infatti, il detto “più pende più rende”. Oggi anche i più piccoli produttori di olive hanno capito che la raccolta deve essere effettuata quando le prime olive cominciano a cambiare il colore. Dopo, infatti, nell’olio aumenta il grado di acidità e diminuiscono i polifenoli importanti per la salute. Per ottenere un olio extravergine di sicura qualità superiore, infatti, bisogna anticipare la raccolta di almeno un mese e già dopo la Festa di tutti i Santi, nel versante nord dell’Etna, in tanti cominciano a programmare la raccolta. Ma quest’anno la dea Atena, che secondo il mito creò l’albero d’ulivo, pare che non sia stata particolarmente generosa con gli ulivicoltori nord-etnei, regalando una stagione che sarà forse ricca di qualità, ma non certo di abbondanza. «Rispetto a un’annata ottima, diciamo che si raccoglierà il 50% di produzione – afferma il dott. Salvatore Trefiletti, che amministra due oleifici – se magari facciamo una media rispetto agli ultimi anni magari la percentuale sale al 60%, ma certo quest’anno ci aspettavamo di più». Ma esiste un motivo ben preciso del perché di questa stagione di magra? «Le stagioni di magra in gran parte dipendono dal clima nel periodo della fioritura. Se in questo periodo di fioritura le condizioni atmosferiche non sono ottimali, l’impollinazione non può avvenire. E umidità e scirocco limitano l’efficacia dell’impollinazione. Spesso ci accorgiamo che gli ulivi sono carichi di fiori, ma non avvenendo l’impollinazione in maniera efficace, i frutti non saranno abbondanti».
Ed è per questo che notiamo alberi grappoli di olive piccolissime? «Rimangono piccolissime appunto perché l’impollinazione non è stata efficace. All’inizio il frutto si sviluppa normalmente, poi però si blocca. Le cause sono certamente da individuare nell’impollinazione». E non ci sono rimedi? «I rimedi ci sono per le patologie. Anche chi produce biologico sa che esistono dei protocolli con prodotti fitosanitari. Quando però è il clima che è stato avverso, tutto si complica». E sono ormai diversi anni che la raccolta la produzione di olio nel versante nord dell’Etna non è granchè. Vuoi perché la Brandofino, una varietà di oliva autoctona delle zone di Randazzo e Castiglione, in gergo chiamata anche “randazzese”, principalmente produce ogni 2 anni, vuoi perché nell’anno di massima produzione accade qualcosa, di olio negli ultimi anni non è che ve ne sia stato granchè. «Sì, purtroppo lo scorso anno la produzione addirittura è stata del 10%, due anni fa c’è stato un problema legato a una infestazione di Tignola che ha provocato la caduta delle olive a settembre, senza considerare che il freddo eccessivo dell’inverno ha danneggiato le piante». I produttori etnei però non si abbattono. La stagione della raccolta sta per iniziare. Tutti sono certi che non ci sarà abbondanza, ma sperano nella tradizionale qualità dell’olio dell’Etna. E tutti sanno che il felice connubio fra la Brandofino e la Nocellara dell’Etna, regala un olio buonissimo. Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 02-11-2019