Sono oltre 330 gli iscritti nel registro degli indagati, dopo il blitz partito dalla Calabria, coordinato dal procuratore Nicola Gratteri, con una maxi operazione, anticipata di 24 ore rispetto ai tempi previsti, per paura di una fuga di notizie che poteva compromettere tutta l’operazione. Nel mirino degli inquirenti, è finito anche Giuseppe Capizzi, malettese, di 32 anni, amministratore unico del “Consorzio stabile costruttori”, che al momento ha appalti in corso per diversi milioni di euro, tra cui la riqualificazione di un lotto di c orso Martiri della Libertà a Catania, 60 alloggi popolari a Bronte in zona Sciara Sant’Antonio, altri alloggi popolari a Ribera, e che in passato ha costruito alcuni plessi dell’Università Kore di Enna, e una bambinopoli proprio nella sua Maletto, ancora non completata e causa di dissidi con il Comune di Maletto, dove nel 2018 si era candidato come sindaco e in cui attualmente copre il ruolo di consigliere comunale. Nell’inchiesta, Capizzi è accusato di avere versato 50mila euro a Nicola Adamo, ex vice presidente della Regione Calabria, e marito della deputata Pd Enza Bruno Bossio, per vincere un ricorso al Tar utile ad aggiudicarsi un appalto di circa sei milioni di euro nella provincia di Vibo Valentia. Sembra che la situazione, sia venuta fuori da intercettazioni telefoniche, in cui l’imprenditore spiegava anche come scambiarsi messaggi tramite una casella Pec condivisa, in cui venivano scritte delle bozze, poi lette e cancellate senza essere spedite e non lasciando tracce nei server. Adamo, ha negato tutto, oltre a lui, nell’inchiesta sono coinvolti Pietro Giambrino, ex consigliere regionale, e il nipote di quest’ultimo Filippo Valia.
Al momento, indagini sono in corso per accertare definitivamente i fatti. Per il momento, in attesa dell’esito delle indagini, all’imprenditore malettese è scattato il divieto di dimora in terra calabrese. Lo stesso Capizzi, ci tiene a precisare alcune cose: «Non sono affatto indagato per mafia, o Ndrangheta. Consorterie criminali da cui ho preso sempre le distanze. Questa è una certezza. Alcuni mesi fa ho proposto una denuncia che ha portato all’arresto di esponenti della criminalità organizzata. Nessuna agevolazione abbiamo avuto. Il nostro progetto offriva sicure garanzie in termini di prezzo e di qualità, avrebbe permesso all’Amministrazione di risparmiare circa 1,5 milioni per una maggiore qualità. Abbiamo proposto opposizione e il giudizio amministrativo ci ha visto perdenti, testimonianza del fatto che nessuna agevolazione c’è stata anche perché se diversamente fosse accaduto, tra gli indagati ci sarebbero stati componenti del Tar. Né tanto meno ho mai promesso né corrisposto somme di denaro a nessuno». Luigi Saitta Fonte “La Sicilia” del 21-12-2019