Il Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo ha condannato il Parco dell’Etna a un maxi risarcimento di 1.255.207,34 euro, in favore degli ex proprietari delle «Case Bevacqua» di Piedimonte etneo, per esproprio e occupazione illegittimi. Per poter pagare, l’ente ha chiesto alla Regione Siciliana un contributo straordinario di 870mila euro, ma se l’aiuto non dovesse arrivare è pronto a vendere due storiche dimore: il «Grande Albergo dell’Etna» di contrada Serra la Nave a Ragalna e «Villa Manganelli» a Zafferana etnea. L’immobile al centro del contenzioso ricade in zona C dell’area protetta ed è formato da «un bosco, un noccioleto e un complesso di caseggiati risalenti al 1803, denominato «case Bevacqua», oggi noto come «punto base escursionistico 13».
Il Cga ha chiuso una vicenda quasi ventennale, stabilendo l’ammontare del risarcimento (sentenza 988/2019); i giudici amministrativi di secondo grado, infatti, il merito l’avevano deciso 9 anni fa con l’annullamento sia del decreto di espropriazione del comune di Piedimento etneo (anno 2003) sia dei provvedimenti di occupazione d’urgenza del Parco dell’Etna (anno 2002), accogliendo ricorsi che nel 2006 erano stati respinti dal Tar Catania. Si legge in una delibera, di recentissima pubblicazione, del Comitato esecutivo dell’ente (65/2019) presieduto dal commissario straordinario Salvatore Gabriele Ragusa: «Le parti non raggiungevano accordo definitivo sulla somma da liquidare e l’Ente Parco procedeva, nel 2013, sulla base di autonoma definizione della somma e confortata a supporto da parere della Commissione provinciale espropri, a mettere a disposizione della ditta espropriata le somme depositate presso la Cassa depositi e prestiti (sorte capitale per euro 110.834,05) nonché ulteriori somme per interessi pari ad euro 55.668,55 liquidate».
CLICCA QUI PER LEGGERE TUTTO L’ARTICOLO