Chi lo ha detto che proprio sui Nebrodi allevatori ed istituzioni a tutela dell’ambiente non possono insieme contribuire a valorizzare i boschi nel rispetto delle norme? Bronte ci è riuscito. Ha inizio, infatti, nel versante meridionale dei Nebrodi, un progetto che vede il Comune e gli allevatori, insieme e di comune accordo, puntare alla valorizzazione dell’ambiente ed alla rinaturalizzazione di quei boschi cui non è più possibile far pascolare gli armenti, perché ormai brulli e degradati. Il sindaco, Graziano Calanna, infatti, è riuscito a trovare con gli allevatori un accordo che può essere definito storico. Se da una parte le istituzioni e gli enti a tutela dell’ambiente da decenni denunciano che i terreni demaniali comunali fra i boschi di Grappidà, Foresta Vecchia e Gelso non potevano più essere concessi a pascolo, perché la vegetazione era da tempo rarefatta, dall’altra c’era la necessità di tutelare l’economia delle aziende zootecniche, che in questi boschi fanno pascolare gli armenti, ottenendo anche i contributi della Gea. Un problema difficile da risolvere fino a quando Calanna non ha avuto un’idea.
«Non per forza – ci spiega – bisognava sottrarre al pascolo tutto il terreno concesso. Abbiamo pensato di toglierne solo una parte, quella maggiormente degradata. In cambio agli allevatori abbiamo proposto concessioni quadriennali al posto del rinnovo annuale. Il bosco così potrà “rinaturalizzarsi”, ovvero rimboschirsi in maniera spontanea». E l’idea è piaciuta agli allevatori: «Avere una concessione di 4 anni ci agevola – spiega Salvatore Cantali – Spesso la burocrazia è causa di ritardi nelle concessioni che per noi si traduce in perdita di giorni di pascolo e di contributi». Per questo l’assessore Giuseppe Di Mulo, per mesi ha incontrato gli allevatori e le organizzazioni sindacali e le Forze dell’Ordine, fino ad arrivare alla partenza del progetto: «Gli allevatori hanno un grande rapporto con la natura – spiega Di Mulo – Sanno di operare in un territorio di pregio con tanti vincoli e che bisognava trovare una soluzione». Un progetto frutto anche dell’esperienza e della competenza dell’esperto del sindaco, il commissario in pensione della Guardia Forestale, Enzo Crimi: «Questo progetto – spiega – ha un grande valore naturalistico ed umano. La rinaturalizzazione di questo territorio così come l’abbiamo ipotizzata ci permette di conservare la tradizione della zootecnica. Non dimentichiamo che i Nebrodi, polmone verde della Sicilia, è terra di uomini che con le loro attività arricchiscono il tessuto economico e sociale del territorio. E gli allevatori hanno capito e quando il territorio sarà rinaturalizzato, avranno un terreno florido e prospero anche per il pascolo». Fonte “La Sicilia” del 16-02-2020