La tecnologia nel campo della chirurgia oculistica continua a fare passi in avanti con metodiche sempre meno invasive e guarigioni più veloci. Tra le patologie, quella del pucker maculare (membrana epiretinica) è tra le più curabili. Ne parliamo con il dott. Antonio Maria Botto (nel riquadro), oculista.
Cos’è il pucker maculare e come si manifesta? «E’ una patologia oculare che si sviluppa nella zona di passaggio tra il vitreo e la retina. E’ caratterizzato da un tessuto cicatriziale che si stratifica sulla retina sottostante contraendo con essa intimi rapporti. Nel tempo, tende ad ispessirsi e aderire più tenacemente alla retina, determinandone il raggrinzimento. Questo, se non valutato correttamente, può determinare il distacco della retina nella sua porzione centrale (macula) e la formazione di un foro maculare, patologie altamente invalidanti la visione centrale. Negli stadi iniziali il pucker maculare si manifesta con un lieve deficit visivo nella zona centrale del campo visivo, accompagnato o no da una leggera distorsione dell’immagine. Chi ne è affetto può sottovalutare, almeno all’inizio, la sintomatologia, specie se non accompagnata dalla metamorfopsia (distorsione dell’immagine)».
Da cosa è causato il pucker? «Col progredire degli anni il corpo vitreo tende a disidratarsi e a contrarsi sino a separarsi dalla retina; tale condizione viene indicata come distacco posteriore del vitreo, da non confondersi con il distacco della retina. Esso è un fenomeno fisiologico ed è molto frequente, causando nella stragrande maggioranza dei casi la comparsa delle cosiddette “mosche volanti” (mio – desopsie). In alcuni casi il fenomeno può essere più intenso e causare quindi piccoli traumatismi alla retina sottostante. Ciò determina un processo infiammatorio a carico della porzione più superficiale della retina, innescando di conseguenza un processo riparativo cicatriziale abnorme che sfocia poi nella formazione del pucker maculare. Oltre che per l’invecchia – mento, il pucker maculare può insorgere per altre condizioni sfavorevoli come diabete, distacco della retina, traumi oculari, malattie infiammatorie del segmento posteriore (uveiti), e in alcuni casi di trattamento laser della regione maculare».
Qual è il ruolo della prevenzione? «Ha un ruolo fondamentale. La patologia non è frequente nei giovani, a meno di eventi traumatici o infiammatori. E’ una patologia oculare che può presentarsi dopo i 50/60 anni, età nella quale è doveroso sottoporsi ad un controllo oculistico, durante il quale sarà effettuato un controllo della vista e del fondo oculare. Non possiamo evitare che si formi un pucker maculare ma, una volta diagnosticato correttamente, possiamo monitorarlo con i dovuti accertamenti, in modo da poter intervenire prima che esso approdi agli stati avanzati in cui la retina ha già subito un insulto importante: tale offesa, infatti, condizionerà il risultato finale del trattamento. Se esistono condizioni predisponenti, il nostro ruolo sarà quello di curare al meglio la patologia di base, in modo da limitarne al massimo l’insorgenza.
Come si arriva alla diagnosi? «Viene effettuata la diagnosi di pucker maculare in base ai sintomi riferiti dal paziente, avendo cura di approfondire la visita con esami specifici, poiché altre patologie maculari hanno sintomi comuni. Osservando il fondo oculare si notano delle pieghe traslucide attorno alla macula o relativamente ad una porzione di essa; tali pieghe sono espressione della formazione di aderenze sulla retina che ne determinano il raggrinzimento. Si procederà quindi all’esecuzione di un Oct (tomografia a coerenza ottica), un esame non invasivo che fornisce, nel caso in questione, delle scansioni della retina. In ultimo, si può seguire una fluorangiografia (angiografia retinica a fluorescenza) a completamento degli esami».
Una volta diagnosticato, come si affronta il pucker maculare? «Dinanzi ad una sintomatologia di lieve entità o se del tutto asintomatico, il pucker maculare va solo monitorato, avvertendo il paziente di quale potrà essere la sua evoluzione e dei sintomi a cui dovrà prestare attenzione. Quando invece la metamorfopsia o il deficit visivo centrale non permettono di svolgere regolarmente le normali attività quotidiane, allora si prenderà in considerazione il trattamento chirurgico che prevede una vitrectomia (asportazione totale o parziale del vitreo) e conseguente asportazione del pucker maculare. Tale intervento viene eseguito in regime ambulatoriale, previa anestesia loco-regionale, con tecnica mini-invasiva che, opportunamente eseguita, consentirà un decorso post-operatorio più favorevole e relativamente veloce (tre-quattro mesi)». Maria Pia Risa Fonte “La Sicilia” del 21-03-2020