I recenti casi di contagio da coronavirus riscontrati negli ospedali di Biancavilla e Paternò, fanno intensificare i controlli in tutte le strutture sanitarie dell’Asp 3 Catania. Ieri mattina, due operatori inviati dalla stessa Asp, hanno eseguito 50 tamponi al personale dell’ospedale di Bronte. In questa fase, i tamponi sono stati fatti a gran parte del personale del pronto soccorso, della sala operatoria, di Medicina e Ortopedia, cioè a chi, giornalmente, ha un contatto diretto con l’utenza e nel trattare pazienti che potrebbero essere contagiati. C’è da dire, che l’ospedale di Bronte non è un centro Covid e nel caso di un paziente che ha probabilità di essere contagiato, lo stesso viene trasferito negli ospedali in centri Covid, senza passare dal nosocomio brontese proprio per evitare eventuali contagi. Ma il problema, purtroppo come scoperto a Biancavilla, può esserci con la presenza di portatori asintomatici, che non presentano sintomi legati al virus. Da tempo l’Asp ha predisposto i controlli sul personale, in seguito alle direttive emanate dall’assessorato regionale alla Salute, che prevede i tamponi per il personale sanitario. Intanto, ufficialmente restano 8 i casi di contagio comunicati dall’Asp al sindaco Graziano Calanna, ma è certo, che una delle infermiere contagiate a Biancavilla è di Bronte e risiede nella città del pistacchio. La situazione a Bronte è ormai stabile da giorni, nonostante il rientro di molti residenti al Nord, non ci sono stati molti casi e fortunatamente non ci sono numeri da zona rossa.
Del resto, il territorio ha avuto pochissimi casi. Quelli accertati sono uno a Randazzo, oltre ad un dipendente del Comune che però risiede a Catania e non rientrava a Randazzo da prima del contagio, e nessun caso a Maletto e Maniace. Vale a dire, da 9 a 11 casi in un territorio che comprende circa 40mila abitanti. Una percentuale minima, in cui ha sicuramente prevalso il buon senso dei cittadini, che hanno seguito alla lettera le disposizioni, e che con grande maturità hanno evitato assembramenti e contatti esterni. Ma questa emergenza riporta anche l’ospedale in primo piano. Infatti da giorni si parla degli inopportuni tagli alla sanità fatti negli ultimi anni. Il coronavirus è servito a ribadire ancora un volta, che le cure, l’assistenza sanitaria e ospedaliera, non può essere una questione di numeri ma di territorio. Speriamo che in futuro invece di tagliare, si investa sulla sanità, garantendo pari opportunità anche agli ospedali di periferia. LUIGI SAITTA Fonte “La Sicilia” del 28-04-2020.