Chiedono solamente di potere lavorare, e di ritornare lentamente alla normalità, sono i rappresentanti di parrucchieri, estetisti, barbieri, ma anche i bar e non ultimi i chioschi che sono parte attiva ed integrante dell’economia regionale. e a Bronte, come in tanti altri paesi, il fermo prolungato comincia a creare dissenso e problemi che potrebbero portare alla definitiva chiusura di alcune attività. Proprio da Bronte, una accorata lettera è partita indirizzata a tutti, dal ministero dell’Interno, al presidente della Regione, passando per Prefettura, sindacati e forze dell’ordine. Una lettera in cui proprio una associazione di queste, la “Hair Bronte” che raggruppa diversi parrucchieri, barbieri ed estetisti di Bronte, chiede l’immediata ripresa dell’attività, e soprattutto, maggiori controlli in quanto, grazie alle chiusure predisposte dal Dpcm, in molti esercitano queste professioni a domicilio, e lavorando in nero. «Non è giusto – scrive il legale rappresentante Gaetano Saitta – che a noi non ci fanno aprire, nonostante la sanificazione dei locali, l’acquisto già effettuato di camici, guanti, mascherine ed occorrente per evitare i contagi, mentre alcuni furbi, vanno tranquillamente a casa dei clienti e lavorano in continuazione».
«Molti di noi hanno spese da sostenere, affitti, bollette, somme che abbiamo perso e non recupereremo, ma nessuno ci ascolta, per questo chiediamo al presidente Musumeci di farci anticipare l’apertura. Chiediamo di lavorare, non sussidi, e con spese a nostro carico, in tanti già lavoriamo a prenotazione e non ci sarebbe afflusso nei locali». Anche bar e chioschi mugugnano, ma mentre i primi potrebbero lavorare con l’asporto di dolci e tavola calda, i secondi non possono neanche aprire per fare un caffè ad un passante. E un altro mese chiusi, equivale ad un disastro. LUIGI SAITTA Fonte “La Sicilia” del 30-04-2020