Appartengono alla tribù dei “caminanti” i sei nomadi posti in stato di fermo d’indiziato di delitto dagli agenti del Commissariato di Adrano, lo scorso sabato: tutti devono rispondere di tentato duplice omicidio, porto e detenzione abusiva di armi da fuoco e danneggiamento. Si chiamano Bartolo Restivo cl. 64, Carmela Felice cl. 68, Salvatore Restivo cl. 96, Salvatore Restivo cl. 89 e sono tutti legati da vincoli familiari.
L’allarme per colpi d’arma da fuoco è giunto presso la Sala operativa del Commissariato intorno alle 13: prontamente, la Volante ha raggiunto il luogo segnalato, dove, in effetti, sono stati ritrovati tre bossoli di pistola, corrispondenti ad altrettanti fori di proiettile riscontrati all’interno dell’appartamento bersagliato dai nomadi. Le vittime di tanta violenza sono anche loro “caminanti” e, alla base della violenta aggressione – per la quale è stata utilizzata anche un’ascia, che è stata scagliata contro l’abitazione, una spranga di ferro, una stecca da biliardo e diverse pietre – sarebbe una lite scaturita tra due contendenti, familiari di aggrediti e aggressori, che ha provocato il raid dei parenti.
C’è da dire che i “caminanti” sono stanziali nella città di Adrano e, normalmente, vivono pacificamente, sparsi in diverse zone della cittadina. Ma sabato mattina, un’offesa imperdonabile, ossia la mancanza di rispetto nel linguaggio utilizzato dalle vittime nel corso del litigio con una donna, ha scatenato la spedizione punitiva. Ai responsabili, i poliziotti sono giunti dopo una breve indagine che ha loro permesso di raccogliere sufficienti e gravi indizi di colpevolezza, tali da adottare il provvedimento cautelare del fermo di indiziato di delitto, la cui convalida è stata richiesta alla Procura della Repubblica di Catania.
Nella serata di ieri, agenti del Commissariato di pubblica sicurezza di Adrano hanno dato esecuzione al decreto di Fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Catania nei confronti Salvatore Restivo, di anni 58 e Fortunata D’Amico di anni 63. Si tratta di altri due indiziati emersi nell’ambito dell’inchiesta che ha condotto al fermo di iniziativa da parte dagli Agenti dello stesso Commissariato, sabato scorso, di quattro persone ritenute responsabili di tentato duplice omicidio nei confronti di una donna (M.R.) di anni 37 e di suo figlio (A.D.G.) di anni 19. Tutte le persone coinvolte nell’inchiesta fanno parte del cosiddetto gruppo dei “caminanti”, un gruppo nomade diffuso in Sicilia (la comunità più cospicua si trova nel comune di Noto) e stanziali nel territorio di Adrano ove un intero quartiere è popolato dal gruppo in questione. Tutto era scaturito da una banale lite tra la D’Amico Fortunata e le vittime, figlia e nipote della stessa D’Amico, nel corso della quale questi ultimi avevano osato rivolgersi con un linguaggio poco riguardoso nei confronti dell’odierna indagata. Ecco che a quel punto compare il Restivo, compagno della D’Amico, che in un primo momento prende a bastonate con un manico di scopa la figlia della sua compagna, e poi successivamente organizza una spedizione punitiva per tentare di uccidere lei e suo figlio. Egli infatti, insieme al fratello, alla cognata e a due nipoti si recano presso l’abitazione delle vittime e tentano di ucciderli con colpi di arma da fuoco e con l’utilizzo di armi improprie quali sassi, una stecca da biliardo, un tondino in ferro e anche un’accetta, lanciati dalla strada all’indirizzo dei due malcapitati, che abitano al primo piano. Sono stati ritrovati, infatti, i segni dell’impatto dei proiettili nel soffitto dell’abitazione, nonché gli strumenti atti ad offendere all’interno dell’abitazione stessa.