Una bella notizia, per chi ha problemi di obesità viene da uno studio i cui risultati potrebbero permettere di correggere il circuito neuronale che regola l’appetito, mettendo ko quella voce interiore che, in forma esasperata, ci sussurra “ho fame”! E’ quanto emerge da una recente ricerca franco-belga. Oggetto dello studio i neuroni Pomc (proopiomelanocortina) dell’ipotalamo; dalla proopiomelanocortina partono i segnali cerebrali che danno la sensazione di sazietà. I neuroni Pomc fanno parte di una grande ragnatela di collegamenti cerebrali, soggetti a cambiamenti in base alle oscillazioni ormonali. Lo studio attenziona come questi sistemi si muovono, si attivano, nell’arco temporale della consumazione di un singolo pasto. Ai neuroni Pomc sono associate altre cellule nervose chiamate astrociti (nella foto), che svolgono un ruolo di sostegno dei neuroni; gli astrociti cambiano la loro forma e agiscono come centri neuronali ed assolvono alla funzione di regolare la sazietà. Gli astrociti, normalmente, avvolgono i neuroni Pomc e il loro compito è limitarne l’attività. Dopo la consumazione di un pasto si è notato come i livelli di glucosio nel sangue aumentano, temporaneamente, e quando gli astrociti avvertono questo segnale, in meno di un’ora si ritirano lasciando spazio ai neuroni Pomc che danno luogo alla sensazione di sazietà. Dai risultati degli studi emerge un altro aspetto interessante e cioè che un pasto con alta concentrazione di grassi non provoca questa trasformazione; pertanto ciò porta a due ipotesi: la prima che i grassi non sono abbastanza efficaci nel soddisfare la fame, la seconda che forse soddisfano la fame ma percorrendo altre vie. Un altro interrogativo che si sono posti i ricercatori riguarda gli edulcoranti e se influiscono come il glucosio sul cervello oppure appagano il cervello con la sensazione del dolce senza per questo lenire la sensazione di fame. E’ facile immaginare quanto questa ricerca possa essere d’aiuto nel risolvere il problema obesità. I risultati possono segnare la chiave di volta, quindi, per nuovi approcci terapeutici sul controllo del senso di sazietà, basti pensare che l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale sia perché la sua prevalenza è in aumento non solo nei Paesi occidentali ma anche in quelli a bassomedio reddito sia perché è un importante fattore di rischio per varie malattie croniche, quali diabete mellito di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori.
Si stima (ministero della salute) che il 44% dei casi di diabete tipo 2, il 23% dei casi di cardiopatia ischemica e fino al 41% dei casi di alcuni tumori sono attribuibili all’obesità/sovrappeso. In totale, sovrappeso e obesità rappresentano il quinto più importante fattore di rischio per mortalità globale e i decessi attribuibili all’obesità sono almeno 2,8 milioni/anno nel mondo. Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità), la prevalenza dell’obesità a livello globale è raddoppiata dal 1980 ad oggi; nel 2008 si contavano oltre 1,4 miliardi di adulti in sovrappeso (il 35% della popolazione mondiale); di questi oltre 200 milioni di uomini e oltre 300 milioni di donne erano obesi (l’11% della popolazione mondiale). Nel frattempo, il problema ha cominciato a interessare anche le fasce più giovani della popolazione: si stima che nel 2011 ci fossero nel mondo oltre 40 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni in sovrappeso.
In Italia, il sistema di monitoraggio “Okkio alla Salute” del Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie (Ccm) del ministero della Salute (raccolta dati antropometrici e sugli stili di vita, dei bambini delle terza classe primaria 8-9 anni di età) ha riportato che il 22,9% dei bambini in questa fascia di età è in sovrappeso e l’11,1% in condizioni di obesità (anno 2010). Il progetto Hbsc-Italia (Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare), uno studio multicentrico internazionale a cui aderisce anche l’Italia, con l’obiettivo di approfondire le conoscenze sulla salute dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni, nel 2010 ha evidenziato che la frequenza dei ragazzi in sovrappeso e obesi è più elevata negli 11enni (29,3% nei maschi e 19,5% nelle femmine), che nei 15enni (25,6% nei maschi e 12,3% nelle femmine). Questo dato è particolarmente preoccupante, in quanto indica che il fenomeno obesità è in espansione e colpisce più frequentemente le generazioni più giovani. Secondo i dati raccolti nel 2010 dal sistema di sorveglianza Passi, in Italia il 32% degli adulti è sovrappeso, mentre l’11% è obeso. In totale, oltre quattro adulti su dieci (42%) sono cioè in eccesso ponderale in Italia. “Passi d’argento”, il sistema sperimentale (avviato in 7 Regioni italiane) di sorveglianza della salute della popolazione anziana, infine, indica che nella popolazione tra i 65 e i 75 anni di età sono in sovrappeso/obesi il 60% degli individui; tra i 75 e gli 84 anni le persone in sovrappeso/obesità sono il 53% e tra gli ultra 85enni il 42%. MARIA PIA RISA Fonte “La Sicilia” del 13-06-2020