«Il dirigente di un Ufficio tecnico non può essere ritenuto responsabile di omessa denuncia di reato sol perché ricopre una posizione apicale all’interno della struttura burocratica, ci vuole la prova del dolo e in questo caso il dolo non c’è». Questa in sintesi la motivazione dalla sentenza emessa dal presidente della Cassazione, Anna Petreuzzellis, che ha assolto il dirigente dell’Ufficio tecnico di Bronte, ing. Salvatore Caudullo, dall’accusa di non aver vigilato e di non aver trasmesso all’Autorità giudiziaria gli atti di un presunto abuso edilizio. I fatti risalgono all’agosto del 2011 quando la Guardia forestale sequestrò 3 edifici costruiti in contrada Sciaranova a Bronte. Secondo gli inquirenti, infatti, gli immobili, erano stati costruiti in violazione delle norme.
A finire sotto processo però non fu soltanto il proprietario, ma anche l’ing. Salvatore Caudullo in qualità di capo dell’Ufficio tecnico, costretto a difendersi da ben 7 capi di imputazione. I primi 6 per non aver vigilato, il settimo per aver “omesso di dare comunicazione all’autorità giudiziaria” del reato commesso. Difeso dall’avvocato Carmelo Schilirò, in Tribunale, l’ing. Caudullo nel 2015 è stato subito assolto dai prime 6 reati. Per il settimo però è stato condannato a una multa di 500 euro con la pena sospesa e la non menzione nel casellario giudiziale. Nonostante la pena esigua, l’ing. Caudullo non si è arreso e ha fatto ricorso alla Corte di appello che ha ridotto la pena a una multa di 340 euro. Credendo però fortemente nella sua totale innocenza, l’ingegnere ha fatto ancora ricorso in Cassazione che gli ha dato ragione. «E’ senza dubbio lenta – dice Caudullo – ma oggi ho la prova che la giustizia in Italia esiste». A Caudullo anche i complimenti del sindaco Calanna. Fonte “La Sicilia” del 27-06-2020