Con sentenza del 2 luglio scorso, la Suprema Corte di Cassazione, sezione seconda penale, ha annullato il decreto di confisca del compendio patrimoniale sequestrato a Salvatore Catania, ritenuto da precedenti sentenze, passate in giudicato e quindi definitive, quale reggente della famiglia Santapaola – Ercolano di Bronte. La vicenda trae origine dal lontano 2014, allorquando il tribunale di Catania – sezione misure di Prevenzione, disponeva la confisca di gran parte del patrimonio che era stato nel frattempo sequestrato al Catania e ai “terzi” a lui vicino, ritenendolo di provenienza illecita e disponendo la restituzione di altri beni, compresa un’azienda agricola intestata alla moglie. Nel 2016, poi, la Corte di Appello, accogliendo il ricorso avanzato dai legali del Catania, dichiarava la nullità del decreto di “prime cure”, disponendo nuovo giudizio, che si concludeva nel giugno 2018 con la conferma della confisca di tre fabbricati intestati ai terzi interessati e di tre terreni agricoli. Provvedimento che veniva confermato anche dalla Corte di Appello di Catania, sezione seconda penale, nell’ottobre 2019.
Quando sembrava ormai essere calato il sipario sulla vicenda, la decisione adottata dalla Cassazione che è stata favorevole al ricorso proposto dai legali di Salvatore Catania, (avvocati Mario Luciano Brancato e Giuseppe Grasso) che hanno seguito il caso fin dall’inizio, e che ha annullato “in toto” il decreto della Corte di Appello, accogliendo alcune specifiche censure in diritto che erano state evidenziate e proposte dai due penalisti e che ha disposto che si proceda a un nuovo giudizio di merito dinanzi la Corte di Appello catanese. Soddisfatti i due legali del Catania e di tutti i “terzi” interessati, che si erano comunque sempre dichiarati fiduciosi sul buon esito del giudizio di legittimità e sulla possibilità di potere ribaltare la sentenza. RE. GIU. Fonte “La Sicilia” del 06-07-2020