Tre inchieste, l’ultima battezzata “New Park” e scattata venerdì, hanno permesso di far luce su come metodi mafiosi e connivenze con funzionari pubblici, hanno permesso a famiglie legate alla mafia dei pascoli, di utilizzare in modo esclusivo i pascoli del demanio comunale di Troina. Un demanio boschivo di grande valore naturalistico ed ambientale, con estensione tale da far istituire, oltre 60 anni fa, le uniche due aziende speciali Silvopastorali della Sicilia, quella di Nicosia e quella di Troina, per la gestione di questo patrimonio. L’operazione “New park” con 14 indagati, due dei quali funzionari pubblici, direttori della Silvopastorale di Troina, è stata condotta dal Comando provinciale delle Fiamme gialle di Enna e coordinata dalla Dda di Caltanissetta la cui competenza è scattata proprio per la presenza di indagati vicini alla criminalità organizzata che utilizzavano metodi mafiosi. I terreni comunali di Troina da decenni erano utilizzati da gruppi familiari che, con l’avvento dei contributi comunitari al settore agricolo, hanno sempre più consolidato il loro predominio e l’affare è diventato tanto più allettante quando i contributi sono stati erogati in base alle estensioni di terreni utilizzati per l’allevamento. Le concessioni dei lotti da parte dell’Assp di Troina, da sempre assegnavano le aree agli allevatori che le utilizzano da generazioni. I problemi cominciano nel 2015 quando il Comune, il cui demanio ricade nel parco dei Nebrodi, decide di applicare il “protocollo Antoci” dell’allora presidente del parco e, su richiesta della Prefettura di Enna, vengono revocate alcune concessioni ad imprenditori che non potevano produrre il certificato antimafia. Intanto partono le prime indagini della tenenza della Guardia di Finanza di Nicosia che accertano un meccanismo che, grazie all’ex direttore dell’Assp, assegnava i terreni a soggetti vicini alla “mafia dei Nebrodi”. La Dda lo ha indagato per non avere attivato le misure necessarie ad evitare che gli imprenditori vicini alla mafia, ottenessero i contributi Agea. L’operazione di ieri contesta a Giuseppe Militello e Salvatore Pantò, direttori dell’azienda speciale Silvopastorale di Troina che si occuparono dei bandi di assegnazione del 2014 e del 2017, un rapporto di connivenza con gli imprenditori, molti dei quali già indagati nelle precedenti inchieste e nelle operazioni sulla indebita percezione dei contributi Ue. I funzionari avrebbero “frazionato” il valore delle concessioni, per ridurre le soglie al di sotto di quelle per le quali scatta l’obbligo di certificato antimafia. Gli imprenditori agricoli Giuseppe Conti Tiguali, Carmela Pruiti, Gaetano, Calogero, Sebastiano, Maria Conti Tiguali, Melissa Miracolo, Sebastiano Musarra Pizzo, Salvatore Armeli Iapichino e Sebastiano Foti Belligambi, certi che per le “pressioni” esercitate su allevatori onesti, non ci sarebbero state altre offerte, si accordavano per presentare rialzi minimi sulla base d’asta della concessione. In un caso un imprenditore che si era aggiudicato un lotto sarebbe stato minacciato e non avrebbe mai potuto usufruirne perché i precedenti assegnatari continuavano ad occuparlo. Sui 1.100 ettari concessi, gli indagati hanno percepito, in tre anni contributi Ue per 2,5 milioni di euro. Giulia Martorana Fonte “La Sicilia” del 12-07-2020