Sono stati aggiudicati i lotti di terreno adibiti a pascolo, che il Comune di Bronte ha sia nel Parco dei Nebrodi sia nel Parco dell’Etna. Tutti aggiudicati i 566 ettari siti nel Parco dell’Etna, che dovrebbero portare alle casse del Comune ben 28.300 euro, mentre nei lotti del Parco dei Nebrodi solo 547 su 1200 sono stati aggiudicati, e dovrebbero fruttare ben 27.000 euro. Non assegnati invece 656 ettari dei Nebrodi, che avrebbero potuto fruttare altri 33.000 euro circa, perché alcune delle ditte che avevano fatto richiesta non sono state ammesse, come dice la determina. Somme e pagamenti che per il momento restano sospesi fino al 31 dicembre del 2020, grazie alla delibera della Giunta comunale 44 del 5-5- 2020. Un atto che l’amministrazione Calanna ha voluto fare per aiutare gli allevatori, che come molte altre categorie, hanno sicuramente avuto dei problemi provocati dal coronavirus. Ma contro questo provvedimento, si sono schierati i consiglieri comunali Gaetano Saitta e Antonino Currao, che hanno chiesto al sindaco di fare pagare il canone di concessione dei pascoli, e utilizzare quei soldi per aiutare i commercianti in difficoltà.
Proposta accolta in parte, con la sospensione dei pagamenti, che secondo la legge dovevano essere effettuati appena aggiudicati i lotti. Ora, con la sospensione, i pagamenti, dovrebbero avvenire a gennaio 2021, e se aggiudicati per due anni, andranno pagati entrambi i canoni. Ma da quest’anno, molte cose sono cambiate. Dopo le restrizioni alla concessione dei pascoli introdotte con il “Protocollo Antoci” nel 2017, da quest’anno, è in applicazione il “Protocollo Bandiera”, che aggiunge altri paletti nell’assegnazione. Da quest’anno, anche chi ha avuto reati minori, tra cui proprio il pascolo abusivo, o il porto d’armi abusivo, non potrà avere concessi i pascoli. Al primo cittadino Graziano Calanna, abbiamo chiesto che tipo di controlli saranno effettuati in materia: «Come prassi ormai consolidata in questo Ente, verranno effettuati dei controlli alla Bdna (Banca dati nazionale antimafia), al Casellario giudiziario e ai Carichi pendenti di tutti gli allevatori al fine di dare seguito ai dettami dei protocolli di legalità, compreso quello Bandiera». Inoltre, sulla mancanza nel bando dei Nebrodi della dichiarazione se l’allevatore percepisca o meno fondi europei, Calanna dichiara: «Nel bando dei Nebrodi manca la richiesta della dichiarazione per mero errore materiale. Purtuttavia, poiché il Comune invierà indistintamente tutti i contratti sottoscritti agli organi di vigilanza, gli allevatori, avendo l’obbligo di dichiarare eventuali corresponsioni di fondi europei, saranno costretti comunque a rendere pubblici eventuali finanziamenti ottenuti». Controlli molto accurati che dovrebbero servire in primis a tutelare l’Ente, e in secondo luogo a dare un freno alle molte truffe scoperte in questi anni proprio con i fondi europei. Ma se qualcosa è cambiato, qualche cosa ancora non va come dovrebbe.
Il bando, per esempio, poteva essere fatto con una gara pubblica, con i terreni che partendo da un prezzo stabilito dalla Regione, pari a 50 euro ad ettaro (che è una somma media) andavano aggiudicati con una gara ad evidenza pubblica con assegnazione al maggior offerente, permettendo un maggiore introito nelle casse comunali. Un’ ipotesi che lo stesso sindaco Calanna, in un incontro del maggio 2017 alla Prefettura di Messina, espose in presenza del Prefetto, Silvana Riccio, dichiarando: «Anche noi da sempre abbiamo ceduto i pascoli a tutti coloro che presentavano al Comune opportuna istanza. Oggi le parole della Prefettura sono chiare e non lasciano dubbi a interpretazioni. Ci prepareremo alle gare pubbliche». Gare che in questi tre anni non sono state effettuate, e che hanno lasciato tutto com’era, con l’assegnazione dei pascoli a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta.