C’è sgomento e anche molto sconforto a Bronte, per l’impennata sia di contagi da Covid sia per i decessi arrivati a 15, che hanno portato ad instaurare una “zona rossa”. Gli ultimi report ufficiali parlano di 359 contagiati e 628 persone in isolamento fiduciario, oltre a 51 guariti. Ma purtroppo, negli ultimi giorni, i dati delle Usca vengono aggiornati con forte ritardo e dunque non si ha un riscontro immediato. Numeri importanti anche quelli dei decessi, nonostante abbiano colpito anziani con altre patologie. Un dato da “zona rossa” se si pensa che il primo decesso per Covid è stato registrato lì scorso 8 novembre. Fino a giorno 13 i decessi erano stati invece 4. Dal 14 al 17 una impennata di morti con ben 10 decessi e un altro avvenuto ieri all’ospedale di Acireale che hanno portato il totale agli attuali 15. Un incremento a cui ha contribuito il contagio avvenuto nella casa di riposo “San Vincenzo De Paoli”, in cui si contano 4 decessi. Nella struttura qualcosa non è andato per il verso giusto. Infatti, nonostante le raccomandazioni date per tutelare soprattutto gli anziani, i contagi sono avvenuti ugualmente, colpendo sia gli anziani che gli operatori in servizio.
«Profondamente dispiaciuto per quanto sta accadendo nella nostra comunità – ci dice Giuseppe Mancuso – un pensiero particolare non può che andare ai nostri concittadini e ai loro familiari, che a causa di questo maledetto virus sono deceduti. Occorre che ognuno di noi rispetti le regole imposte dalle autorità sanitarie al fine di limitare al massimo i contagi, ma allo stesso tempo occorrono risposte da parte delle Usca al fine di rassicurare tutti quei cittadini che si trovano in isolamento in attesa di tampone o dell’esito dello stesso».
«Purtroppo la situazione non è molto buona – dichiara Biagio Venia del Comitato a difesa dell’ospedale – per questo oggi più che mai è necessario coesione e rispetto delle regole. Io da commerciante sono tra quelli danneggiati dalla zona rossa, ma sono sacrifici che si devono fare proprio per tutelare la nostra salute e soprattutto quella dei nostri anziani. Esprimo il mio cordoglio ai familiari dei defunti e cerchiamo di essere più responsabili, per non contare altre vittime. Un pensiero anche per gli operatori sanitari del nostro ospedale, per anni smantellato e depauperato di servizi importanti, che con grande spirito di sacrificio stanno assicurando la gestione di tutte le emergenze, tenendo aperte Chirurgia ed Ortopedia».
«Anche la nostra comunità registra i primi decessi da Covid – dichiara Nunzio Saitta – e avvertiamo, in modo ancora più doloroso, quanto terribile sia questa pandemia, trattandosi di persone conosciute, di parenti, di vicini di casa. Esprimo vicinanza alle famiglie delle persone scomparse e le mie sentite condoglianze». Una denuncia forte, arriva da un operatore del 118 locale che preferisce mantenere l’anonimato: «Purtroppo dobbiamo registrare una situazione critica, i problemi maggiori sono con la gestione dei pazienti a casa, che in molti casi chiamano il 118 per monitorare i parametri o per una visita di controllo, tutte cose che potrebbero benissimo gestire i medici di famiglia o delle Usca, per alleggerire il lavoro degli operatori del 118, in questi giorni sottoposti a ritmi lavorativi molto impegnativi e che spesso rimangono in attesa nei Pronto soccorsi per mancanza di posti. Occorre un cambio di tendenza». Luigi Saitta Fonte “La Sicilia” del 19-11-2020
Si ok. BELLE PAROLE MA IO LASCEREI LA PROPAGANDA ELETTORALE e Proverei a capire cosa fare con i grossi problemi che ha la casa di riposo è evidente che ci sono stati degli errori,ma nessuno sta facendo niente per riparare che mandino qualcuno di competenza per salvare delle vite umane.
Il problema della casa di riposo andrebbe risolto con un intervento mirato da parte di professionisti con competenze multidisciplinari. Prendersela in questo momento con qualunque categoria professionale impegnata nella gestione dell’infezione Sars-Cov2, con tutte le problematiche che essa comporta, è disdicevole e non coerente con la realtà. Inoltre allarma le persone procurando panico e spingendole a richiedere senza un valido motivo l’intervento del 118. I medici di famiglia, oltre alla normale attività a favore dei loro pazienti, stanno assistendo ciascuno circa 30-35 persone positive al coronavirus, dato ancora in aumento. Non ricoverano nessuno, gestendo a domicilio anche problematiche serie, e se necessario sono loro che chiamano il 118. Le polemiche sono fuori luogo e offendono la memoria di chi non ce l’ha fatta. Questo virus è particolarmente aggressivo con le persone con qualche gracilità e per combatterlo necessità della collaborazione di tutti.