Dall’annuncio ai fatti. A pochi giorni dalla ripresa dei lavori nel Castello Nelson e dalla proposta del sindaco Pino Firrarello di trasformarlo in un polo museale d’eccellenza, testimone della storia e della cultura non solo di Bronte, ma dell’intero territorio che racchiude anche Maletto e Maniace, il sindaco ha inviato il dott. Piero Butera, presidente dell’associazione Siciliantica, a visitare il Castello. Occasione propizia per verificare se fra le tante stanze che profumano di storia, ve ne fossero alcune idonee ad ospitare un museo archeologico che racconti la storia più antica del versante nordoccidentale dell’Etna. L’associazione Siciliantica, infatti, ha seguito, insieme con la Soprintendenza tutti gli scavi che sono stati effettuati nella zona. Di questi, diversi reperti provenienti dalle tombe di origine neolitica ritrovate in contrada Balze Soprane e altri provenienti dalla grotta di Tartarici, sono custoditi a Maletto nel Museo archeologico dedicato all’indimenticato giornalista Salvo Nibali. «Molti reperti però – ricorda Firrarello – non sono stati esposti, senza considerare che altri ne potrebbe rinvenire da altri scavi. Siciliantica è in possesso di un patrimonio che va dal periodo archeologico a quello bizantino. Il Castello Nelson nell’ottica di un programma di valorizzazione turistica che coinvolga Maletto e Maniace, potrebbe completare l’esposizione e creare un filo diretto fra Comuni figli di un solo territorio e di conseguenza di una storia archeologica comune».
E il dottor Piero Butera, giunto a Bronte insieme con altri componenti dell’associazione Siciliantica, non solo ha apprezzato l’iniziativa, ma ha trovato il Castello idoneo ad accogliere un’area museale: «I locali sono perfettamente idonei – ha commentato alla fine del sopralluogo –, ringrazio il sindaco per aver accolto la nostra richiesta di realizzare un’esposizione archeologica dei reperti rinvenuti in questo Comune. Sarebbe una grande occasione di crescita e conoscenza culturale per i giovani di questo territorio». «Il Castello – conclude Firrarello – può veramente diventare un polo museale. Il museo della Pietra lavica, forse unico in Sicilia c’è già, ma può essere valorizzato solo se inserito all’interno di un circuito turistico culturale che inglobi l’intera storia del territorio. Per questo al museo archeologico credo giusto realizzare, sempre nel Castello, un museo dell’agricoltura, ma anche un museo sulla storia del Castello, immerso nel verde che qui, grazie alla custodia del Corpo forestale, dei parchi e soprattutto della gente è rimasto intatto». Fonte “La Sicilia” del 05-02-2021