Su ricorso curato dall’associazione consumatori Adoc di Catania, saranno risarciti da Poste Italiane i 1.539 euro “evaporati” dal conto corrente BancoPosta di un risparmiatore della provincia etnea. La decisione è stata assunta dal collegio di Palermo dell’Arbitro Bancario Finanziario. Il cittadino, dopo un estratto conto, aveva constatato tre operazioni mai effettuate presentando quindi ai carabinieri denuncia contro ignoti perché vittima di truffa informatica. L’Adoc, che ha sede provinciale in via Sangiuliano 365, è presieduta dalla segretaria generale Uil Enza Meli e coordinata da Giuseppe Camarda. Nella memoria all’Arbitro Bancario, il coordinatore dell’associazione consumatori ha ricordato come il correntista avesse presentato inutilmente reclamo a BancoPosta contestando che «nessuna firma digitale è stata confrontata con quella depositata». «Si evidenzia – ha sottolineato Giuseppe Camarda – un atto di negligenza da parte di Poste Italiane nel non essersi adoperata a bloccare l’accesso fraudolento di terzi al deposito patrimoniale, né a intercettare gli artefici del raggiro risalendo a essi. A tal proposito, la giurisprudenza ritiene che la sottrazione dei codici del correntista rientra nel rischio d’impresa destinato a essere fronteggiato attraverso l’adozione di misure che consentano di verificare, prima di dare corpo all’operazione, se essa sia effettivamente attribuibile al cliente». Il collegio arbitrale, respingendo i motivi di opposizione illustrati da Poste Italiane, ha motivato che «la parte resistente non fornisce alcuna prova in ordine alla corretta autenticazione delle singole operazioni contestate».
L’Arbitro Bancario Finanziario ha, quindi, accolto le ragioni del consumatore e dell’Adoc disponendo la restituzione dell’importo complessivo di 1.539 euro e, ancora, il pagamento di 200 euro alla Banca d’Italia quale contributo alle spese della procedura. Per la presidente Adoc e segretaria generale Uil, Enza Meli, una “bella notizia” che commenta così: «Siamo soddisfatti come sindacato dei cittadini perché sono state riconosciute grazie alla nostra associazione di difesa e orientamento dei consumatori le ragioni di un risparmiatore, costretto per mesi a una lunga e inutile richiesta di tutela da parte dell’ente di cui è correntista». Fonte “La Sicilia” del 26-02-2021