«Il Cipe con la delibera 52 del 2001 ha disposto l’obbligo per i Comuni di adeguarsi entro 4 anni. Dal primo luglio 2005 di conseguenza non è più possibile fatturare all’utenza i costi del servizio idrico secondo il criterio del minimo impegnato. Quota fissa e tariffa vanno calcolati secondo le indicazioni del Cipe». È, in sintesi, quanto recita la sentenza emessa dal giudice Giuseppe Artino Innaria, dalla V sezione del Tribunale di Catania che, riformando la sentenza di primo grado, ha condannato il Comune di Randazzo, a risarcire 934,56 euro, oltre alle spese e gli interessi legali, al dott. Antonino Guidotto di Aci Castello. Guidotto, infatti, proprietario di un immobile a Randazzo, rappresentato dall’avvocato Pier Francesco Alessi, ha contestato al Comune l’invio delle bollette del Servizio idrico dal 2006 al 2015 con il sistema del “minimo impegnato”, cioè la comunissima formula che consente ad ogni utente di pagare una tariffa fissa fino al consumo di 365 metri cubi di acqua l’anno. Secondo il dott. Guidotto, infatti, fatturare un importo forfettario indipendentemente dai consumi effettivi non solo violava i dettami del Cipe, ma anche le delibere dell’Autorità di vigilanza per l’energia elettrica ed il gas e del sistema idrico, pronte a recitare che «è fatto divieto di applicare un consumo minimo impegnato alle utenze domestiche» e che «l’emissione della fattura avviene sulla base dei consumi relativi al periodo».
In verità il dott. Guidotto in primo grado si è visto rigettare la domanda dal Giudice di pace, Massimo Lo Giudice, che ha ritenuto come «il mancato adeguamento del Comune ai criteri stabiliti dal Cipe non comportasse l’illegittimità della fatturazione». Sentenza ribaltata dal Tribunale che ha stabilito che le delibere comunali del 2004 e del 2013 sono illegittime. «Le sentenze non si contestano – afferma il sindaco Francesco Sgroi – né voglio alimentare un dibattito che riguarda aspetti precedenti al mio insediamento. Stiamo lavorando per far uscire il Comune dalla procedura di infrazione per la depurazione, che, capite bene, con il servizio idrico è strettamente collegata. Per quanto riguarda le tariffe, se un tempo bisognava considerare i dettami del Cipe, oggi dobbiamo rispettare i principi suggeriti da Arera, ovvero l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, cui noi ci adegueremo di concerto con l’Ato idrico Catania 2». GAETANO GUIDOTTO Fonte “La Sicilia” del 15-04-2021