«Chiudere il Punto nascite di Bronte è una scelta grave e incomprensibile». Lo affermano l’associazione Aiace e il sindacato Nursind che annunciano «tutte le azioni possibili per tornare indietro sulle decisioni prese, ma per fare questo c’è bisogno di tanto aiuto da parte di tutti. Lanciamo un appello a sindaci e Consigli comunali del territorio per chiedere un incontro urgente al prefetto». In una a firma del presidente di Aiace, Giuseppe Gullotta e del dirigente sindacale del Nursind, Salvatore Tirendi, le due sigle ricordano che “i lavori nei locali dell’ospedale sono di modesto valore, complessivamente 48 mila euro e a giudizio di molti possono essere benissimo eseguiti mantenendo regolarmente in attività il Punto nascite. Il provvedimento del direttore sanitario appare contraddittorio sul piano sostanziale perché il blocco operatorio e l’attuale sala parto non sono interessati e si potrebbe continuare a partorire regolarmente. Inoltre la sospensione della guardia attiva del servizio di Anestesia e rianimazione esporrebbe ad ulteriori rischi anche il Pronto soccorso che vedrebbe aumentare la seria probabilità di un evento avverso nel caso si arrivi in codice rosso durante le ore notturne e i festivi. Tra l’altro il più vicino ospedale di Biancavilla ha ridotto l’attività del Punto nascita poichè convertiti in covid hospital».
Salvo Vaccaro, segretario territoriale e vicesegretario nazionale del Nursind, afferma che “il personale non c’è perchè la dotazione organica é carente, i reparti chiudono, dove vogliamo arrivare? Auspichiamo una riapertura in tempi brevissimi per un comprensorio che necessita del suo Punto nascita». Secondo il Nursind il problema della chiusura del Punto nascite di Bronte si inserisce in un quadro più ampio di criticità che interessano la sanità nell’Isola e dunque anche nella provincia catanese. Il sindacato aveva sollevato il problema delle piante organiche, sostenendo che le nuove dotazioni organiche in corso di approvazione da parte delle aziende non stanno garantendo aumenti reali di personale. Ci sarebbero infatti sale operatorie attivate con un solo infermiere, mentre in Sicilia il rapporto infermiere-paziente a volte arriva anche a uno su venti quando il rapporto ottimale dovrebbe essere di uno su sei. Inoltre si verifica lo sforamento sistematico di reperibilità e straordinari per carenza di personale. Vaccaro spiega che diverse criticità si registrano anche in provincia.
Nonostante il tetto di spesa sia aumentato anche su Catania, non si è registrato un aumento reale del personale. Ad esempio, al “Cannizzaro” sono aumentati solo i medici con una settantina di nuove unità, mentre si sono registrati solo meno di venti infermieri in più a fronte però di una riduzione del personale di supporto. Altra questione riguarda la soppressione all’Asp di Catania della figura dell’infermiere generico, che è stata soppressa e trasformata in altre figure professionali che non riguardano l’assistenza ai pazienti. Il sindacato ha chiesto un incontro urgente a governo regionale e commissione Salute all’Ars evidenziando tutte le criticità. Secondo alcune stime del Nursind, in Sicilia mancano circa 2 mila infermieri in servizio e 2 mila tra Oss e personale di supporto. Fonte “La Sicilia” del 24-04-2021